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Sofri, Castelli in rotta di collisione con Vietti

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Per il sottosegretario l'iter della grazia andrà avanti anche senza la controfirma del ministro

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Il Guardasigilli, Roberto Castelli, il giorno dopo le polemiche più dure con il Quirinale sulla grazia a Ovidio Bompressi e Adriano Sofri, prende tempo. «Siamo di fronte a un quesito di carattere costituzionale - spiega - senza precedenti nella storia della Repubblica, e quindi la questione è abbastanza complicata e meritevole, credo, di considerazioni meditate». Di fronte all'ipotesi, avanzata da molti organi di stampa, che il suo ministero sia su una rotta di collisione con il Quirinale (con un conflitto di attribuzione di fronte alla Consulta), Castelli sembra aver sposato, almeno per oggi, la linea della cautela. «Difendo le mie idee - sottolinea - ma questo non significa, l'ho già detto, in nessun modo coartare la possibilità costituzionale del presidente della Repubblica». Il ministro, comunque, non rinuncia a denunciare un attacco mediatico nei suoi confronti: «Tutto viene strumentalizzato - dice - e questo è il solito attacco di tutto quel vasto schieramento di opinion maker che oggi ferocemente vuole che io acconsenta a dare la grazia a questo detenuto». Per Castelli l'aria di bufera soffia nel suo stesso ministero. Il sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti, ha infatti dichiarato in un'intervista a «Il Foglio» che se il Guardasigilli non controfirmerà il provvedimento di grazia per Adriano Sofri, l'iter dell'atto di clemenza andrà avanti lo stesso. Per Vietti, infatti, «la legge e la giurisprudenza sono in grado di rimuovere qualunque ostacolo, anche un esplicito e formale no del Guardasigilli». Castelli ha dalla sua tutto il Carroccio. Non a caso ieri il quotidiano del partito di Bossi, «La Padania», ha messo in prima pagina la foto del Guardasigilli con la scritta «Ministro Castelli, tegn dur». E, all'interno del giornale, ha trovato spazio l'intervento del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, per il quale «la grazia a Sofri senza la firma del ministro» sarebbe «un attentato alla Costituzione». Sulla questione del provvedimento di clemenza per l'ex leader di Lotta Continua, Alleanza nazionale anche ieri ha ribadito il suo secco «no». Con il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, che denuncia che la grazia senza una richiesta (e quindi senza un'assunzione di colpa) da parte di Adriano Sofri, rappresenterebbe «un gravissimo vulnus alle forze dell'ordine». Le quali, per Gasparri, «non accetterebbero un provvedimento unilaterale» che rappresenterebbe di fatto «una sconfessione della loro azione». Sulla stessa linea Gustavo Selva. In controtendenza, invece, il ministro Altero Matteoli, che difende l'iniziativa di Ciampi dei giorni scorsi, «un suo sacrosanto diritto». Dal fronte Udc, dopo che l'altro ieri Marco Follini e Rocco Buttiglione (che chiede anche il conferimento di una medaglia al valor civile al Commissario Calabresi) si sono pronunciati favorevolmente sulla grazia, oggi arriva lo stop del ministro per i Rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi che ribadisce la necessità della domanda da parte del detenuto e mette in guardia dal pericolo di un conflitto tra Quirinale e via Arenula. «Il Parlamento si è già espresso - è il suo ragionamento - sul principio che è necessaria la domanda dell'interessato per la concessione della grazia. Il voler perseguire lo stesso risultato senza domanda, e con la contrarietà del Guardasigilli, mette in crisi il rapporto tra istituzioni e cittadini». Dal centrosinistra arriva invece un invito unilaterale al premier Berlusconi a prendere in mano la situazione rispondendo alla collegialità di indirizzo dell'esecutivo presente nel dettato costituzionale. Intanto, il leader dei Radicali, Marco Pannella, ha iniziato lo sciopero della fame per il caso «Ciampi, Sofri e Costituzione liberi!».

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