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di ANNA CINZIA TIENI DONNE e mondo del lavoro.

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Una questione irrisolta, quella delle pari opportunità tra uomini e donne nei luoghi di lavoro, sulla quale vigila ora un organismo che si propone di denunciare irregolarità e violazioni alla normativa esistente, nonchè di promuovere l'attuazione e il rispetto dei principi di uguaglianza stabiliti per legge sia in ambito pubblico che privato. Istituita dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con le Pari Opportunità, la rete nazionale delle Consigliere di Parità, composta da oltre duecento persone tra consigliere nazionali, regionali e provinciali, ha dato inizio ai lavori della commissione lo scorso 4 marzo, con l'insediamento, dopo la nomina a dicembre, di Isabella Rauti a Consigliera Nazionale di Parità, quale membro effettivo, e di Daniela De Blasio, supplente. Quale sarà in concreto l'azione delle Consigliere di Parità? «Quella di monitorare con attenzione le condizioni di effettiva parità tra uomini e donne nelle varie situazioni lavorative. Un monitoraggio che avverrà su più fronti. Dai controlli dei rapporti biennali sull'occupazione che le aziende sono tenute a fornire, fino alle visite conoscitive sul territorio, e alle segnalazioni di discriminazione che tutti possono far giungere alle consigliere regionali e provinciali rivolgendosi ai loro uffici negli enti locali. Il nostro organismo inoltre ha facoltà di operare azioni in giudizio, portando i singoli casi in tribunale, senza alcun onere per il cittadino, ma attingendo ad un fondo di cui la rete è dotata». Quali sono oggi le maggiori criticità del lavoro al femminile? «La difficile conciliazione dei tempi, quello per il lavoro e quello invece necessario alla cura della famiglia, e il lavoro sommerso, che può derivare ad esempio dalla quasi impossibilità per la donna di ricollocarsi nel mondo del lavoro dopo la nascita di un figlio se le condizioni contrattuali non le hanno consentito di mantenere lo stesso impiego. Oggi poi è importate valutare gli effetti della Riforma Biagi; i principi ispiratori sono buoni, in particolare la flessibilità ed il part-time, ma bisogna verificare l'impatto sul lavoro femminile ed evitare che un'applicazione errata dei principi comporti come conseguenza la segregazione professionale delle donne». Dunque una donna ancora molto debole sul piano lavorativo? «La strada da fare è ancora tanta. Oggi le donne hanno più successo nell'acquisizione dei titoli di studio, ma nel mondo del lavoro hanno ancora progressioni di carriera limitate, vengono pagate di meno rispetto agli uomini, e spesso vengono inserite in tipologie lavorative che non corrispondono alla loro formazione». Un problema di resistenza culturale? «Questo, insieme ad un problema concreto di carenza di servizi. Oggi occorre una politica integrata che sia in grado di dare alla donna strutture e servizi adeguati a conciliare il doppio ruolo di madre e lavoratrice. In Italia le leggi di parità ci sono, ma vanno attuate fino in fondo per passare da una parità formale a quella sostanziale».

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