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dall'inviato FABRIZIO DELL'OREFICE DURAZZO — «Noi sappiamo da che parte stare: da ...

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E questo solo perché ci sono dei rischi: sarebbe una rinuncia immotivata se non una vera e propria diserzione nella lotta al terrorismo». Ignazio La Russa evita i confronti, ma è chiaro che la visita del vertice di Alleanza nazionale ai militari italiani a Durazzo in Albania, ha un unico significato: la destra è dalla parte dei pacificatori, di quelli che la costruiscono e la difendono in prima linea, vestono le stellette e onorano l'Italia. Gli altri, si sottintende, sono bravi a fare i girotondi e a scendere in piazza, che di fronte ai rischi preferiscono la fuga. Gli echi di quanto accade in Kosovo arrivano fin qui, anche se al quartier generale italiano il clima è di preoccupazione, ma sereno. Le nostre pattuglie che partono da qui giungono infatti anche a Prizen, nel Kosovo meridionale (580 chilometri da Durazzo) per il controllo del territorio e il mantenimento dell'ordine pubblico. «Quegli scontri sono segnali che non lasciano presagire niente di buono», ammette un ufficiale. «Le tensioni le sentiamo, e anche se qui stiamo abbastanza tranquilli pensiamo sempre ai nostri colleghi in Kosovo, con la speranza che in Albania non succeda niente», confessa un altro. Proprio loro sono nel mezzo. Arrivano gli echi dal Kosovo, ma anche quelli dall'Italia. Dice un soldato: «Il sentir dire che in Italia c'è chi vorrebbe che ci ritiriamo da alcuni teatri, come quello in Iraq, viene in mente la famosa lettera del legionario: "Giriamo il mondo a difendere Roma antica e Roma antica ci tradisce". Rappresentiamo l'Italia, non l'Esercito e sapere che l'Italia o una parte di essa non sostiene il nostro lavoro finisce con il lasciare l'amaro in bocca». Il pensiero vola alla manifestazione di oggi dei pacifisti. Ma An è con i soldati: «Voi onorate l'Italia con il vostro lavoro - afferma La Russa parlando nel piazzale d'armi del compound Tropical ai circa trecento militari italiani -. Abbracciando voi, abbracciamo idealmente tutti i giovani in divisa che lavorano in ogni missione di pace italiana nel mondo. Voi tenete alto il nome della Patria in ogni parte del globo». «Siamo consapevoli - aggiunge il coordinatore di An - del grande ruolo che svolgete e ci inchiniamo di fronte a questo vostro compito». Con il numero due del partito di via della Scrofa c'era il sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli, il presidente della commissione Difesa della Camera Luigi Ramponi e il vicepresidente di quella del Senato Mario Palombo, i vicecoordinatori del partito Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Giovanni Collino. La Russa s'informa sulle condizioni dei militari e chiede in più occasioni quali iniziative il suo partito potesse prendere per migliorare le loro condizioni. Il pensiero vola alla manifestazione di oggi quando un corteo a Roma chiederà il ritiro delle truppe. «La solidarietà di tutto il Paese - spiega il coordinatore del partito di Fini - ai ragazzi in divisa, che non fanno i girotondi e non sventolano bandiere multicolore, ma servono all'estero il Paese e portano libertà e democrazia». Per questo a loro vengono distribuite bandiere con la scritta «Grazie Ragazzi».

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