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Casini chiede dialogo, i governatori litigano L'Ulivo si divide anche sull'intesa con la Cdl: Margherita e parte dei Ds a favore, sinistra per il no

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Casini, con la sua mossa, sembra aver fatto da sponda al ministro dell'Economia, il cui appello all'opposizione non pareva aver fatto breccia in un centrosinistra estremamente diffidente verso Tremonti, da sempre considerato un falco. Nei confronti di Casini, la posizione del centrosinistra appare decisamente più morbida. Qualche spiraglio si è aperto soprattutto sul versante della Margherita. Anche tra i Ds, anche se non è mancato qualche distinguo. Il più disponibile è apparso Pierluigi Castagnetti, capogruppo della Margherita a Montecitorio, per il quale «se davvero si vuole un nuovo clima di collaborazione non si può che partire dalle regole e dalle riforme istituzionali». «La maggioranza si fermi - è stato il suo contro-appello - e rifletta insieme all'opposizione». E ha ammesso che l'Ulivo sbagliò ad approvare la sua riforma con soli quattro voti di scarto. La mano tesa da Casini è stata stretta anche da Franco Bassanini (Ds): «L'appello del presidente della Camera - ha detto - va raccolto subito, prima che sia troppo tardi» perché «non c'è questione più bipartisan di questa». Meno disponibile è apparso, invece, Gavino Angius, capogruppo Ds al Senato, che pur condivide le preoccupazioni manifestate da Casini. Angius ribadisce che l'opposizione attende la maggioranza alla prova dei fatti. Questo perché, al di là delle buone intenzioni, il centrodestra ha «blindato» tutte le riforme senza mai andare incontro alle richieste della sinistra, a partire dallo scorporo del voto sull'Iraq, nel decreto sulle missioni italiane all'estero. Irriducibili restano i Verdi, che dicono «no» a qualsiasi ipotesi di dialogo se la maggioranza non cambia registro e soprattutto se, dice Alfonso Pecoraro Scanio, non ritira la devolution. Proprio in coincidenza dell'appello di Casini, la tensione si fa più aspra sul fronte delle riforme. Il braccio di ferro fra Regioni e governo sulle quelle costituzionali sta infatti provocando qualche incrinatura trai governatori. Il presidente del Lazio, Francesco Storace, non arretra di un millimetro nelle sue critiche all'esecutivo e ha incrociato la sciabola con il governatore del Veneto, Galan, come lui di centro destra. La necessità richiamata ancora sabato dal presidente della Lombardia, Formigoni, di un nuovo colloquio chiarificatore dei governatori con Berlusconi e Bossi non ha convinto fino in fondo, nel centro destra, il presidente del Lazio.

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