Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di DINO TIERI APPROVATO a Palazzo Madama l'articolo 3 della riforma che introduce il Senato federale.

default_image

  • a
  • a
  • a

I voti favorevoli sono stati 135, i no 103, gli astenuti 7. Il futuro Senato federale sarà composto da 200 senatori eletti in ciascuna Regione, più sei eletti nella circoscrizione Estero, nonché da tre senatori a vita nominati dal capo dello Stato. Ad essi si aggiungono gli ex presidenti della Repubblica. Non ci saranno invece i Presidenti delle Regioni, come prevedeva un emendamento del leghista Calderoli,che è alla fine saltato. Introdotto il meccanismo della cosiddetta contestualità affievolita, oggetto di lunghe e difficili trattative nella Cdl: i senatori saranno eletti in ciascuna regione contestualmente ai Consigli regionali e dureranno in carica cinque anni. Se il Consiglio di una regione verrà sciolto si terrà un'elezione intermedia per far completare la legislatura e permettere di nuovo l'allineamento. Tutto questo partirà dalla prossima e cioè nel 2011, quando ci sarà il primo allineamento generale delle elezioni del Senato e di tutte le Regioni. Un primo parziale allineamento per quel che riguarda le regioni a statuto ordinario potrebbe avvenire nel 2006, se si avrà lo slittamento di un anno delle elezioni del 2005, ipotesi questa sostenuta dal premier. L'assemblea ha poi approvato anche 6 del ddl che fissa a anni la durata sia del Senato federale che della Camera. La seduta è quindi terminata (riprende stamani) davanti all'esame degli emendamenti all'art. 12, quello competenze del futuro Senato, sul quale si erano appuntate le osservazioni di Pera. Più di un brivido ieri è corso nell'aula. Prima il presidente Pera ha detto che a suo avviso sono ancora da risolvere alcune questioni relative ai poteri che avrà il futuro Senato federale. Poi, quando si è andati al primo voto, quello sull'emendamento della «contestualità», testo concordato dopo molte difficoltà all'interno della Cdl e presentato dal relatore D'Onofrio (Udc), è mancato il numero legale. Alla notizia Bossi, ha telefonato il «suo» vice presidente del Senato Calderoli, il quale lo ha rassicurato che si era trattato solo di un incidente, non inconsueto del resto di martedì e a inizio di seduta, e che nessun complotto ordito magari da An e Udc dopo i violenti battibecchi fra alleati dei giorni scorsi, era stato all'origine dell'accaduto. Successivamente infatti l'emendamento del relatore è stato approvato senza difficoltà. La compattezza della Cdl sembra quindi ripristinata, benché Calderoli ancora poco prima delle votazioni andasse parlando di «santa alleanza» fra An, Udc e parte dell'opposizione, per dare addosso a Bossi e alla «sua» riforma. L'Ulivo invece, che ha votato «no», ha duramente attaccato il provvedimento che ha contestato in tutti i modi. Bordon della Margherita ha detto che si avranno 20 scuole e 20 sanità, Angius dei Ds ha detto che «siamo in presenza di una riforma blindata da Bossi».

Dai blog