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In piazza contro il condono. Poi la Cgil lo fa

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Ottobre 2002, sciopero generale contro la legge «salva-ladri». 2003, Epifani al «tombale» di Tremonti

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Un milione per lo sciopero generale indetto dalla Cgil contro la finanziaria 2003. Nel mirino le pensioni, ma anche il condono fiscale. Slogan: «furbi ed evasori premiati a scapito degli onesti contribuenti». Era il 18 ottobre 2002. Da lì in poi, due mesi di comizi del sindacato di Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani. Conclusi il 19 dicembre a Palermo gridando: «dopo la legge Cirami, il falso in bilancio, la norma sui capitali all'estero,il condono è l'ultimo di un anno e mezzo di messaggi a favore dell'illegalità lanciati dal Governo». Dichiarazioni perlomeno imprudenti. Perché pochi mesi dopo a chiedere il colpo di spugna sui propri peccatucci fiscali è stata proprio la Cgil. Molte società controllate dal principale sindacato italiano hanno aderito a quel «tombale» di Giulio Tremonti contro cui avevano portato in piazza i lavoratori, gridando allo scandalo. Ma fra le tante ce ne è almeno una clamorosa: ha deciso di chiedere il condono anche il «Centro autorizzato di assistenza fiscale Lazio e Basilicata della Conferederazione generale italiana del lavoro srl», con sede in via Goito 39 a Roma. Un fatto curioso non solo perché la proprietà di quella società è suddivisa fra la Cgil nazionale, le federazioni sindacali territoriali e alcune camere del Lavoro. Ma anche perché i Caaf hanno come missione, pagata da apposita convenzione proprio dal ministero dell'Economia e delle Finanze, quella di aiutare i cittadini nell'adempimento dei propri obblighi fiscali. Con i loro consigli si dovrebbero evitare inciampi fiscali. Le dichiarazioni dei redditi lì compilate e inviate alla Agenzia delle Entrate dovrebbero essere, sulla carta, a prova di contestazione. E quindi le meno interessate di tutte al provvedimento di condono fiscale. I consiglieri evidentemente non hanno consigliato con altrettanta maestria se stessi. Così il Caaf Cgil di Lazio e Basilicata, riunito a Roma nei locali della sede nazionale del sindacato di Epifani il 7 maggio 2003, alle ore 10, ha preso la sua storica decisione. Erano presenti il consigliere delegato Maria Cristina Lerico, il presidente Giancarlo Colaiori, i consiglieri Walter Schiavella e Alfredo Malpassi e il 100% dei soci. Poche righe nel verbale di assemblea per spiegare: «viene deliberato che le imposte derivanti dall'adesione al condono vengano attribuite al bilancio di esercizio 2003, avendo il Consiglio, alla data di predisposizione della dichiarazione di condono, già predisposto ed approvato la bozza di bilancio». Tradotto per noi semplici lettori: al condono era già stata data adesione formale prima dell'assemblea, ma le imposte veramente pagate per chiudere i problemi del passato sarebbero state imputate al bilancio 2003, che sarà approvato nelle prossime settimane. Altro accenno nella relazione sulla gestione 2002 che accompagna la presentazione del bilancio del Caaf Cgil di Lazio e Basilicata. Sotto «Fatti verificatisi dopo la chiusura dell'esercizio», gli amministratori di Epifani scrivono: «al primo gennaio è divenuta operativa la legge finanziaria, che agli articoli da 7 a 16 ha previsto per l'anno 2003 il ricorso a tutta una serie di condoni per le attività imprenditoriali. Molto probabilmente la società farà ricorso al condono, ma avendo il consiglio di amministrazione approvato il progetto di bilancio prima che fossero disponibili i conteggi relativi alle imposte derivanti dalla sanatoria, si ritiene opportuno rinviare all'assemblea la decisione circa l'inserimento o no in bilancio di tali imposte». Decisione poi presa dall'assemblea, come visto sopra. Nonostante l'adesione all'odiato condono di Tremonti, il Caaf della Cgil non ha rinunciato perfino nella relazione di bilancio a inserire un po' di polemica politica contro Silvio Berlusconi. «È indubbio», scrivono i manager di Epifani, «che a causa del cambiamento di Governo molti dei nostri interlocutori istituzionali si sono dimostrati più incerti nel concordare migliori condizioni operative e/o più ampie possibilità di lavoro». Insomma, la festa per i sin

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