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Maroni chiama i sindacati. Cgil verso lo sciopero Per Epifani la proposta del governo «è inaccettabile perché taglia in maniera iniqua»

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Per la modifica dello «scalone» (il passaggio nel 2008 da 35 a 40 per gli anni di contributi necessari all'accesso alla pensione di anzianità) per ora l'unico appuntamento resta quello di giovedì, quando il Governo illustrerà la propria proposta alle parti sociali. Il tavolo sarà quello delle grandi occasioni (37 le organizzazioni convocate) ma prima di allora il Governo cerca di mantenere il riserbo sulla direzione delle modifiche sul fronte dell'età di pensionamento (scontate invece quelle sul silenzio assenso per il versamento del Tfr nei fondi pensione e per l'accantonamento della decontribuzione). «Fino a giovedì non parlo di pensioni - ha detto il ministro del Welfare, Roberto Maroni, a margine di un convegno - se non per dire che l'incontro con i sindacati è confermato e sarà l'incontro finale». Maroni ha difeso la decisione del Governo di procedere alla riforma, una scelta fatta - ha spiegato - «per evitare che scoppi la bomba atomica sociale tra 30-35 anni, quando i giovani si ritroveranno con una pensione ridotta al minimo». La decisione resta invece fortemente contestata dai sindacati, che per ora si presenteranno al tavolo del Governo con un fronte unitario, dopo aver stabilito nel corso dell'ultima riunione delle segreterie unitarie di decidere insieme il da farsi. Intanto ieri il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha affermato che l'aumento dell'età di pensionamento «non è e non può essere un tabù», ma che la riforma del Governo è «inaccettabile» perchè punta sostanzialmente solo a tagliare la spesa «in maniera iniqua e ingiustificata». Epifani ha chiesto al direttivo della sua organizzazione un mandato alla segreteria «per proclamare le riposte necessarie, compreso lo sciopero». Sulle ipotesi di modifica allo «scalone» resta confermata l'intenzione di risparmiare lo 0,7% del Pil a regime (oltre otto miliardi di euro l'anno a partire dal 2011) e di ottenere il risultato tramite la definizione del doppio requisito età-contributi. Si punterà comunque sull'aumento dell'età anagrafica (57 adesso il requisito minimo assieme ai 35 di contributi), fissando un minimo per ottenere la pensione di anzianità, probabilmente intorno ai 60 anni, e un incremento scaglionato degli anni di contributi (a partire dai 36, crescendo di un anno ogni due). Resta molto probabile anche l'ipotesi di affiancare al doppio requisito (meno pesante, comunque, del passaggio nel 2008 direttamente ai 40 anni di contributi) la chiusura di due delle quattro finestre adesso utilizzabile per l'uscita verso la pensione di di anzianità.

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