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di LAURA DELLA PASQUA ANCHE la Banca d'Italia è stata bidonata da Calisto Tanzi.

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Confermo l'acquisto. Certo che se hanno sentito gli analisti che dicevano "buy, buy", hanno comprato». Una ammissione arrivata ieri al centro dele sei ore di audizione della Banca d'Italia in Senato. In linea con tutta la tesi esposta da Fazio: anche in questo la Banca d'Italia è stata vittima, non artefice, del crac di Collecchio. «Abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo, non c'erano elementi per vietare l'emissione di bond e il 24 luglio abbiamo inviato una corposa documentazione al ministro Tremonti e poi avviato le indagini», ha spiegato Fazio in 30 cartelle. Aggiungendo di essere favorevole alla riforma degli istituti sul risparmio, al rafforzamento dei poteri della Consob («deve essere potenziata») e alla possibilità di definire l'incompatibilità per le imprese che hanno affidamenti nei cda delle banche. Ma respingendo la separazione Vigilanza-Concorrenza. Poi ha chiesto di abbassare i toni della polemica sulle Autorità. «Si è fatto troppo chiasso, si può rivedere il sistema dei controlli ma non bisogna andare oltre». All'inizio visibilmente teso poi quasi ironico, ha voluto mettere un punto fermo alla querelle sulle responsabilità dell'Istituto: nessuno poteva sapere e «non vi era alcun elemento che consentisse di vietare l'offerta di bond Cirio e Parmalat. I titoli offerti presentavano caratteristiche tra le più diffuse nel mercato finanziario». E al Tesoro che sostiene che i fallimenti si potevano prevenire, risponde che «le banche sono state indotte in grave errore». Ai parlamentari chiede polemicamente: «Voi lo sapevate? In questo caso dovevate dirlo». E sempre sull'azione di Via Nazionale ribadisce di «aver svolto funzioni previste dalle leggi» e quindi di obbedire alle leggi e «non a quello che dice il ministro dell'Economia». Fazio sottolinea che il crac Parmalat nasce «da evidenti casi di criminalità nella falsificazione di documenti», elementi quindi che «sfuggono al controllo» della Banca d'Italia. Le stesse banche finanziatrici «che basano le proprie analisi sui dati di bilancio sono state indotte in grave errore di valutazione sulla solidità delle imprese». Quanto al ruolo della Centrale rischi, questa «rileva solo i prestiti erogati dalle banche italiane e dagli altri intermediari ma non consente la ricostruzione dell'indebitamento con intermediari esteri». Dalla Consob «non c'è stata richiesta alla Centrale dei rischi». Il Governatore poi, conti alla mano, ha spiegato che l'esposizione bancaria sui crac non mette a repentaglio la stabilità del sistema mentre i risparmiatori coinvolti (85.000 per Parmalat e 30.000 per Cirio) sono molto al di sotto delle cifre circolate. «Se fossero un milione sarebbero quattro soldi a testa». Fazio ha commentato positivamente l'impegno delle banche «a venire incontro ai risparmiatori per le perdite subite nel caso in cui sorgono dubbi sull'adeguatezza dell'assistenza prestata al momento dell'investimento». Il Governatore ha anche sottolineato che «il segreto d'ufficio va mantenuto perchè è una guarentigia del sistema democratico». Un ampio accenno infine allo stato dei conti pubblici che condizionano il risparmio. «Il lento declinare riduce il risparmio e gli investimenti». Il Governatore ha affrontato anche il tema dei rapporti con Capitalia. «Sono amico di tutti e il giudizio sulla banca, dopo l'indagine, è di sufficenza non di eccellenza». Poi sottolinea che «non c'è nessun pericolo di stabilità per Capitalia per la difesa del risparmio e l'allocazione delle risorse».

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