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Berlusconi non concede nulla, An nell'angolo Fini ai suoi: «Il premier pensa solo alla campagna elettorale, ma non possiamo rompere»

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Alla fine Gianfranco Fini tutto ciò che riesce a strappare al premier è un comunicato, dopo altre due ore e mezzo, del suo portavoce. Con il quale si afferma: «Il presidente Berlusconi ha assunto da oggi in prima persona l'iniziativa di concordare con gli alleati le priorità dell'azione di governo, sulla base del programma comune alle forze della coalizione votato dagli elettori». «Si tratta, insomma - afferma Paolo Bonaiuti - di stabilire le priorità dell'azione di governo e di garantire una effettiva collegialità nelle decisioni più importanti, specie per quel che attiene la politica economica». Non c'è la parola verifica, non si parla di nuovi assetti della squadra di governo, ma viene citata la «collegialità» tanto invocata. In quelle due ore e mezzo di faccia a faccia, si racconta, ha parlato quasi esclusivamente Berlusconi. Ha ricordato momenti della sua discesa in campo di dieci anni fa, ha raccontato di come ha messo nell'angolo i comunisti e di come li batterà anche questa volta. Ha raccontato di come affronterà la prossima campagna elettorale per la quale sono in via di definizione anche gli spot elettorali. Ha ripetuto il discorso di sabato, che comunque era durato «appena» cento minuti. A piccoli tratti Berlusconi e Fini sono riusciti a interloquire. Poi, tanti saluti e grazie. Il vicepremier fa ritorno a Palazzo Chigi, si chiude nel suo ufficio, alcuni suoi collaboratori lo decrivono scuro in volto, giù di morale. Fini si sente solo, mollato anche dagli alleati più vicini come quelli dell'Udc che si sono tirati indietro sul rimpasto. «È andata male per noi, ma è andata male anche per loro», si lascia andare il leader di An. Quindi convoca tutta la delegazione del suo partito e il coordinatore Ignazio La Russa. Ad alcuni di loro anticipa telefonicamente: «Con Silvio oramai parliamo due lingue diverse». Ma Fini sa che non può rompere perché comunque l'uscita dal governo non ha prospettiva per An, il cui lettorato non capirebbe l'abbandono dell'esecutivo. I ministri arrivano alla spicciolata mentre viene diramato il comunicato di Bonaiuti. Tutta An s'aggrappa a quelle parole, parte l'ordine di scuderia: cantiamo vittoria, diciamo che le cose vanno bene. Le voci arrivano anche a Gianni Alemanno che non è presente al vertice ma sta parlando negli studi di Porta a Porta. È tattica per evitare il massacro dei media, la verica chiesta e invocata da sette mesi si sta concludendo con un nulla di fatto. Il principale bersaglio, Giulio Tremonti, è più forte di prima. Dopo il vertice di An (domani ce ne sarà un altro allargato) lo stesso La Russa dice: «Finalmente Berlusconi ha capito. Oggi è cominciata la verifica seria». Altero Matteoli aggiunge: «Berlusconi farà le sue proposte». Non si sa quando, forse dopo le Europee.

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