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Giustizia-economia, è lite sulle priorità Berlusconi ferma la verifica: «Ora basta, se ne parla tra qualche giorno. Ricordate, contano i numeri»

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Arriva il «maestro» Silvio Berlusconi a rimettere in riga quegli «scolari» indisciplinati della sua «classe», il suo governo, i cui ministri, in sua assenza, non hanno fatto altro che fare baccano. Il premier in apertura del consiglio dei ministri si è sfogato con i suoi: «Ora basta, non si può andare avanti così con tutte queste voci che girano sul rimpasto, non se ne può più con tutte queste dichiarazioni che fate alle agenzie. L'avevo detto che non volevo la guerra e puntualmente me la sono ritrovata. Sapete che c'è di nuovo? Di verifica non se ne parla più fino alla settimana prossima, lunedì ci vediamo io e Gianfranco (Fini, ndr) e decidiamo. E ricordatevi: contano i numeri». Tanti saluti e grazie. Partita chiusa. O meglio sospesa. Tutto bloccato dunque per il week end. Il premier placa qualunque gioco delle caselle con ministeri e ministri spostati da un punto ad un altro. Il gioco è fermo, l'arbitro mette il fischietto in bocca e dà due colpi segnando la fine del primo tempo. Lo fa, Berlusconi (che ripete la sostanza delle sue affermazioni anche in pubblico), proprio mentre l'altra sera, quasi a notte, s'è registrata l'ennesima lite nella maggioranza. A Palazzo Chigi si sono incontrati Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto da un lato e Ignazio La Russa e alcuni tecnici di An dall'altro. Il coordinatore e il suo vice di Forza Italia hanno consegnato la prima bozza del documento conclusivo della verifica, la nota che in pratica dovrebbe fissare le nuove priorità nell'azione di governo e delineando la nuova agenda fino alla fine della legislatura. Quando quelli di An hanno visto la prima pagina e il primo titolo sono insorti. C'era scritto: giustizia. «Non è possibile, con la situazione economica che ci ritroviamo - racconta uno dei partecipanti all'incontro - ripartire dalla giustizia. Magari anche dall'immunità parlamentare... Ma che immagine diamo al Paese? Non ci siamo proprio». A quanto sembra, Bondi è rimasto imperturbabile, Cicchitto alquanto esterrefatto. Così quelli di An hanno fatto capire di considerare tutto il documento corretto nell'impostazione, ma sbagliata la prima pagina. Insomma, hanno detto di non condividere il primo punto, la priorità delle priorità. E si sono messi a scrivere una «loro» prima pagina. Poco più tardi anche Marco Follini ha fatto capire a chiare lettere di non condividere l'impostazione iniziale. Il leader dell'Udc, prendendo spunto dalle dichiarazioni di Berlusconi che poneva la necessità di varare la riforma elettorale, ha reagito con un'affermazione pubblica: prima di arrivare a quel punto, ha detto, «ci sono cose più importanti e più urgenti: pensare a tanti italiani che con fatica arrivano al 27 del mese, difendere i risparmiatori che sono stati turlupinati, mettere in campo le riforme strutturali dell'economia». La nota di An comunque prevede quattro punti essenziali: rilancio dell'economia, sviluppo delle imprese, concertazione e coesione sociale. Lo stop imposto da Berlusconi è anche una boccata di ossigeno per An. Fini infatti non appare ancora convinto se accettare o meno il ministero delle Attività produttive (preoccupato anche dalle recenti crisi aziendali) e soprattutto a quali condizioni. È anche colpito dalle battute salaci di Francesco Storace che lo hanno messo in guardia. Insomma, l'intera discussione torna in alto mare. Berlusconi pensa solo a festeggiare oggi in santa pace il decennale di Forza Italia, primo atto della sua travolgente campagna elettorale.

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