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Berlusconi: sinistra bugiarda come Goebbels

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Il Cavaliere difende la rivoluzione della Moratti, poi spara a zero sull'euro causa dell'inflazione

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Silvio Berlusconi nella conferenza stampa di rientro, dopo la riunione del consiglio dei ministri, parte subito d'attacco per fare chiarezza su ciò che gli sta più a cuore. E prende spunto dalla Riforma della Scuola della Moratti (e in particolare dal primo decreto attuativo per la nuova scuola dell'infanzia approvato ieri dal Cdm) per denunciare quello che è diventato un metodo di lotta politica da parte delle opposizioni: «La bugia». Perpetuata, inseguita e amplificata. E contro queste bugie, sfruttate dai media di sinistra «che fanno disinformatia», il premier ha fatto alcune puntualizzazioni, a partire, appunto, dalla riforma della scuola, giudicata «positiva», come una «rivoluzione silenziosa». Anche se di questo, a causa del metodo di propaganda dell'opposizione e di lavoro della stampa di parte (che copre gran parte del mercato) non ne è ancora cosciente tutta l'opinione pubblica. «I giornali che si dicono indipendenti scrivono che il governo vuol far morire il tempo pieno nella scuola pubblica». Una cosa assolutamente «falsa», basata su «false informazioni» ed iniziative scorrette come la presenza di ignari «bambini di 5-6 anni», portati alle manifestazioni di piazza contro la riforma: «Un fatto di cui si dovrebbero vergognare», aggiunge il premier precisando che le «colossali bugie, come diceva Goebbels (il ministro della propaganda del Terzo Reich. ndr), raccontate milioni di volte diventano verità». Insomma, le menzogne dell'opposizione sono talmente tante e così martellanti che coprono tutto il resto. La realtà infatti, è che il governo non intende affatto toccare il tempo pieno: le «quaranta ore settimanali» rimangono, ma con alcune novità che rendono tutto il sistema scolastico più flessibile. «Ma cosa fa la sinistra? Cerca di ingannare tutta l'Italia e i nostri figli», protesta Berlusconi. «Cosa fanno i giornali? Dedicano alla manifestazione dell'opposizione nove volte lo spazio che hanno dedicato alla riforma»». Ma non è finita qui con le bugie della sinistra. Il presidente del Consiglio vuole fare luce anche sulla vicenda Euro che tocca da vicino tutti gli italiani, soprattutto quelli che devono fare i conti giornalmente con la spesa, rimarcando che la causa degli aumenti dei prezzi nel nostro paese è stata proprio l'introduzione della moneta unica. La moneta unica, secondo il premier, «è stata adottata senza adeguati studi, senza adeguate trattative». Un attacco a Romano Prodi, naturalmente, presidente della Commissione Ue, che, nonostante sia chiaro a tutti ormai che la causa è l'euro, in più di una occasione ha continuato a sostenere che invece la colpa degli aumenti è da attribuire alla scarsa vigilanza del governo italiano. Una vigilanza che, secondo Berlusconi, nel nostro paese sarebbe quasi impraticabile a causa della debolezza della grande distribuzione e di un sistema commerciale costituito ancora in gran parte da una miriade di piccoli dettaglianti. Che, naturalmente, sono incontrollabili. In questo quadro è ancora dura la critica del capo del governo agli organi di informazione che parteggiando per l'opposizione, sottopongono il premier ad un «trattamento anomalo». Proprio per questo, diventa paraddossale «far credere agli altri che in Italia il premier controlli tutta l'informazione». «Questa - sottolinea - è una assoluta, totale, colossale menzogna. Basta guardare le tv, per capire che la vera situazione è ben altra... Non ne posso più di queste menzogne». Per Berlusconi si tratta soprattutto di rispetto per le istituzioni. Del modo in cui l'opposizione e l'informazione trattano «l'istituzione presidenza del Consiglio». «Parla il premier, che è una istituzione di tutti gli italiani, e dopo di lui arriva una serie di interventi dalla sinistra che lo contraddice senza argomentare». Insomma, ciò equivale ad annullare tutto quello che dice il capo del Governo. Un trattamento anomalo che non viene attuato nei confronti delle altre cariche dello Stato. «Quando io par

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