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di DINO TIERI NIENTE più «parlamento del Nord», o «padano» che dir si voglia, nelle riforme istituzionali.

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Così, dopo che lunedì sera il leader lumbard era andato a cena da Berlusconi, ieri mattina Calderoli, vicepresidente di Palazzo Madama e braccio destro del Senatùr lancia la proposta: dimentichiamoci le assemblee interregionali ma mettiamo i presidenti delle Regioni nel nuovo Senato. Ieri comunque sia An che Udc hanno tenuto le loro assemblee parlamentari, non più sul piede di guerra anti-leghista come si erano annunciate, ma comunque nella ferma decisione di continuare a tenere duro nella Cdl. E anche il presidente del Senato Pera è intervenuto, rendendo pubbliche le sue forti perplessità sul testo della riforma come è ora. La proposta Calderoli, ufficializzata a fine mattinata, trova subito favorevole FI, oltre che Udc e An che però esternano in maniera non esattamente distensiva. Marco Follini, entrando all'assemblea dei parlamentari Udc nel primo pomeriggio alla Camera dichiara: «Siamo qui a seppellire la balzana idea del parlamento padano». An, al termine di un'assemblea del senatori, annuncia dal canto suo che presenterà emendamenti per tornare al disegno di legge del Governo sulle riforme istituzionali uscito dal Consiglio dei ministri. Naturalmente, Bossi fa la faccia cattiva. «Non vogliono il federalismo, vogliono tenere il potere concentrato a Roma, questa la verità», dice a Radio Padania, e aggiunge: «Adesso è in atto il contrattacco del partito trasversale romano che vuole bloccarle le riforme». Poi lamenta:«Persino i giornali del premier ci sparano addosso falsificando tutto. Basta guardare il Tg5. Almeno dovrebbero raccontare la verità». Quindi arretra: «Non sarà facile ottenere il federalismo, noi comunque lotteremo fino in fondo», e «Penso che al primo voto faranno passare il federalismo. Il problema è che cercheranno di fermarlo dopo perché ci sono quattro voti. Adesso non farlo passare significherebbe andare alle elezioni e non sono pronti». Resta tutto in piedi il capitolo della verifica che è connesso con la partita delle riforme, ma che dalle stesse «ribelli» An e Udc è stato nettamente separato dallo scontro di queste ore con la Lega. Oggi il premier, che sarebbe molto poco soddisfatto di come sono andate le cose nella Cdl negli ultimi giorni, arriva a Roma; resta sempre fra i boatos la possibilità di un vertice dei leader, anche se il clima dovrebbe almeno raffreddarsi un po' prima che sia possibile una riunione del genere. Berlusconi comunque avrebbe in agenda una ricognizione con i ministri di Fi e con i vertici azzurri per gli ultimi ritocchi sulla kermesse di sabato che celebrerà i dieci anni di Forza Italia.

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