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«Qui a Nusco la fabbrica è la nostra Fiat»

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Una data rinviata a domani. I cancelli della Parmalat intanto sono ancora chiusi, e non solo per gli operai. Davvero insolito per un'azienda dove in 16 anni pare non si sia fatta nemmeno una giornata di sciopero e non certo in omaggio a modelli «coreani». D'accordo è sabato, ma anche lo spedizioniere fermo nel suo camion che dovrebbe consegnare tonnellate di lievito per la produzione «linea forno» trova tutto sbarrato e persino il citofono muto. «Strano, la spedizione era programmata - dice mentre tenta inutilmente di mettersi in contatto con il cellulare con qualcuno -. Tornerò lunedì, dicono che riapriranno». «Per noi la Parmalat è un po' la nostra Fiat» dicono a Nusco nell'azienda dell'Alta Irpinia (dove si produce la linea forno con focacce, pizza e la linea colati con i plum cake), che è da sempre stata considerata la vera «fabbrica» per tutta la gente di qui. Non che siano tanti i lavoratori impiegati: 60 a tempo indeterminato e 20 contratti a termine. Ma la Parmalat di Nusco - noto alle cronache per essere il paese dove è nato e vive Ciriaco De Mita - resta (o restava almeno prima del crack) qui e per i paesi della zona, sicurezza, stabilità, lavoro vero, quello senza aggettivi, insomma. Questa è l'azienda che ha resistito per oltre 16 anni, mentre molte in zona, tutte nate grazie ai cospicui finanziamenti della legge 219 per la ricostruzione del post terremoto del 1980 - compresa quella di Tanzi - pare abbiano tenuto fede al motto «prendi i soldi e scappa». «Parmalat non si è mai riconvertita, come è accaduto spesso in altri insediamenti - dice il sindaco di Nusco, Agostino Maiurano, fedelissimo di Ciriaco De Mita -. Ha prodotto per 16 anni senza mai fermarsi. Certo, siamo preoccupati, ma siamo anche fiduciosi perchè il valore di Parmalat sono le aziende, non la finanza. È il prodotto, il mercato».

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