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di PAOLA MORELLI L'AQUILA — La maldicenza ha conquistato un posto in prima fila nel ...

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«Ho iniziato questa carriera a 16 anni — ricorda Vespa — ed uno dei primi servizi giornalistici fu quello sulla tradizione di Sant'Agnese. È straordinario vedere come qualcosa nato per scherzo sia diventato un importante appuntamento. Senza alcun dubbio mi posso ritenere una "vittima" della maldicenza, che è diventato un evento socio-culturale di notevole interesse e che coinvolge ogni ambiente lavorativo e sociale». Il pomeriggio di "discussione" è stato organizzato con il preciso scopo di presentare la maldicenza come una critica sincera e costruttiva che da sempre ha fatto parte della tradizione dell'Aquila e della quale sono stati esaminati i legami con la tradizione, l'etica e l'antropologia. «La maldicenza — ha detto Tommaso Ceddia, presidente dell'associazione "Confraternita aquilana dei devoti di Sant'Agnese" — significava ribellione, calunnia ed insulto verso gli Dei. Ne troviamo esempi nella letteratura, nella vignettistica, nella poesia e nel giornalismo. È un proiettile vestito del carattere di chi spara, che può trasformarsi in una bomba ad alta potenziale. Questa tradizione è legata alla storia del capoluogo abruzzese perché si riferisce al carattere libero e fiero proprio degli aquilani». In qualche modo la maldicenza ha anche il suo carattere religioso e persino nel Nuovo Testamento se ne parla molto, vista anche come un aspetto dell'aggressività sociale. I greci ed i romani ne avevano un'alta considerazione al punto da dargli un protettore, Momo. Spesso e volentieri si crede che la maldicenza sia una caratteristica delle donne, ma l'abbinamento è forse dovuto al genere femminile del termine. La positività della maldicenza, secondo padre Compagnoni, rettore dell'Università "S. Tommaso" di Roma , è da ricercare nel fatto che è in sostanza un giudizio critico della realtà che ci circonda, mentre la sua negatività emerge quando genera sofferenza. Ma per tutti i maldicenti del mondo vale un proverbio arabo che recita così: "Benedetto chi dice una cosa gentile di un altro, tre volte benedetto chi la riferisce". A buon intenditor poche parole.

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