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Sale la protesta nelle fattorie della provincia di Roma Gli allevatori non ce la fanno più Non vengono pagati da cinque mesi

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La crisi Parmalat potrebbe trascinare l'azienda, ora in attivo, verso il fallimento. «Siamo pronti a gestirla - spiega Enrico Scorsolini, presidente dell'Associazione romana allevatori -. Il 40 per cento del latte inviato alla Centrale e consumato nella Capitale arriva dalle nostre stalle. Attraverso la Finlatte siamo inoltre proprietari del 16 per cento del pacchetto azionario della Centrale, che è però controllata dal gruppo di Collecchio». Da cinque mesi gli allevatori di Fiumicino, 200 aziende con 22 mila vacche, non vengono pagati per il latte conferito. «Tutto prodotto freschissimo, di alta qualità che altrimenti andrebbe gettato via» aggiunge Scorsolini. «La Centrale effettua il saldo a 90 giorni data fattura; lo prevede il contratto. Questo è un meccanismo che ha già messo in difficoltà 35 aziende zootecniche del litorale: lo scorso dicembre hanno venduto i capi di bestiame per la macellazione e hanno chiuso in battenti. Hanno venduto pure le quote-latte, subito acquistate da allevatori del Nord Italia». Gli allevatori fiumicinesi attendono il saldo di 15 milioni di euro che la Centrale non è in grado di pagare per via del prosciugamento delle casse frutto della crisi economico-finanziaria. Chi non era più in grado di acquistare foraggio per gli animali ha alzato bandiera bianca. Nelle province di Roma, Latina e Viterbo sono una cinquantina gli allevamenti chiusi. Altri 450 sono a rischio. Lungo la Via Lattea, come è stato ribattezzato il tratto dell'Aurelia tra Torrimpietra e Palidoro, la crisi ha «picchiato» duro. Qui si concentra la maggiore quantità di aziende zootecniche dell'intero Lazio. Il «cuore» è tra le colline di Testa di Lepre. Le vacche sono tutte (o quasi) nipoti e discendenti di Carnation Producer, il toro di razza frisona acquistato nel 1929 in America per un milione di lire. Lui, il capostipite delle mucche-doc, è stato impagliato ed esposto nel castello di Torrimpietra. Loro, le nipotine, tra qualche settimana potrebbero finire in tavola. Il sindaco di Fiumicino Mario Canapini ha chiesto alla Regione Lazio, alla Provincia e al Comune di Roma di attivarsi per l'apertura di un tavolo unitario con i ministeri per le Politiche agricole e per le Attività produttive per scongiurare la chiusura degli allevamenti.

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