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Il presidente degli imprenditori parmensi, Rosi, annuncia una mappatura delle aziende coinvolte Gli industriali: prima di tutto i posti di lavoro

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Non è niente di più che una azienda «molto significativa per Parma così come lo era per il Paese». Ora, la priorità, è salvaguardare i posti di lavoro e occuparsi delle aziende dell'indotto. L'AC Parma? «È importante», ma «non la facciamo diventare la cosa più importante anche se è un elemento di comunicazioen forte per la città». Le priorità sono altre. Ad affermarlo è il presidente degli Industriali di Parma, Marco Rosi, commentando il caso Parmalat. E proprio perché l'obiettivo è preservare l'occupazione, sottolinea Rosi, «stiamo monitorando» la situazione e «stiamo realizzando una mappattura delle aziende nostre associate, e non soltanto nostre associate, coinvolte loro malgrado in questa situazione». Aziende, occupazione, ma anche vigilanza. Nell'agenda delle priorità di Rosi non manca il grande accusato di questi giorni: l'assenza di controllo. Ma il problema della vigilanza, precisa Rosi, non è una questione «politica», ma «tecnica». E non riguarda solo Banca d'Italia. Ad essere coinvolti, spiega, «sono tutti gli organi preposti ai controlli: dai colleggi dei sindaci, alle società di revisione, alle banche che - dice - sono sempre molto attente all'attività delle singole aziende e ai loro clienti, ma che a volte hanno nomenti di minore attenzione». Purtroppo, sottolinea Rosi, il dibattito in corso sulla vigilanza «sta diventando un tema politico. Mi auguro che rimanga un tema tecnico perché con la politica non andiamo da nessuna parte». Oggi, spiega, «non si tratta di difendere o meno la Banca d'Italia», il problema è quello di individuare «con attenzione e tecnicamente» chi ha commesso degli errori per «evitare che vicende come Cirio o Parmalat possano di nuovo accadere». Ora, «servono delle regole più chiare e serve dare degli esempi molto forti punendo per quello che è accaduto tutti i colpevoli». Alla luce di ciò che emerge in questi giorni sul gruppo di Calisto Tanzi, «mi sembra che è stato commesso apparentemente un atto truffaldino da parte di una società quotata in Borsa» afferma Rosi. Quello che comunque preme a Rosi è evitare qualsiasi confusione, seppure di immagine, tra il caso Parmalat e l'industria e le aziende di Parma. Parmalat «è un'azienda, seppure importante, non l'associazione degli industriali». Un'associazione fatta da circa 800 aziende, «la stragrande maggioranza economicamente forti e guidate da imprenditori veri che fanno il loro mestiere e basta». Nella provincia «abbiamo altre grosse imprese radicate nel territorio, con dei marchi di prestigio come Barilla o la mia stessa Parmacotto. In più c'è una molteplicità di Pmi che fanno la vera ossatura del nostro tessuto imprenditoriale». Così Rosi è convinto che Parma ce la farà. Certo, «ha preso al livello dell'imagine una botta non piccola ma è una botta mediatica - dice - alla quale si può sicuramente rispondere. Abbiamo un città viva, vitale, forte, un tessuto imprenditoriale vivo, vitale e forte. Un gruppo di persone o un'azienda che si è comportata in modo da malaffare non fa certamente parte della realtà della nostra città».

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