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«Abbiamo giocato bene, ci è mancato il gol» Buttiglione: «L'Italia ha condotto l'Europa per un lungo cammino, è una grande soddisfazione»

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Siamo arrivati ad un passo da una grande occasione, l'abbiamo sfiorata». È sera, parla piano il ministro per l'Europa Rocco Buttiglione. In auto torna verso casa, riflette, riorganizza le idee e ripercorre le tappe dell'ultima giornata, dell'ultimo mese. Ministro, niente accordo sulla Costituzione. Che cosa è successo? «È successo che abbiamo fatto un grande lavoro. Voglio ricordare che abbiamo raggiunto un ampio accordo su quasi tutto il testo della nuova Carta. Meno ampio su tutto. Ecco, questo è importante. Siamo andati molto, molto vicini ad un grande successo ma non credo che si debba buttare tutto a mare». Sarà tutto più difficile adesso? «No, affatto. Penso che resterà quello che abbiamo costruito. Insomma, se uno non vuol camminare non possiamo costringerlo a farlo. Ma allo stesso tempo non può obbligarci a stare fermi, a non andare avanti». Che cosa intende dire? È favorevole all'Europa a due velocità così come proposta da Germania e Francia? «Non è la soluzione che preferiamo, ma mi pare evidente che oggi l'ipotesi è più probabile». Sarà così? Un'Europa con un nucleo ristretto e uno più largo? «Ripeto, non è quello che vogliamo. Ma la miopia di qualcuno fa in modo che questa soluzione abbia più chance». Qualcuno? Chi? «Be', sono sotto gli occhi di tutti le responsabilità. L'amarezza sta nel fatto che due grandi Paesi come Spagna e Polonia, che hanno inciso in maniera così forte nella storia, nella cultura, nell'economia e nella politica dell'Europa, oggi siano stati così determinanti nel non varo della Costituzione». Secondo lei perché? «Hanno avuto un gran peso circostanze interne». Interne? «La Spagna non ha potuto cedere di un millimetro perché ha le elezioni politiche alle porte. Aznar era troppo nel mirino dell'opposizione: non avrebbe potuto lasciare nulla nel sistema di calcolo della rappresentatività nell'Unione. E la Polonia, che ha gli stessi abitanti della Spagna, è rimasta avvinghiata alle scelte degli iberici». Non crede che da Nizza in poi abbiano sempre prevalso gli egoismi nazionali e i nazionalismi? Tutto sembra più difficile e i Paesi europei più distanti. «No, assolutamente. Vedo la situazione esattamente al contrario. C'è stata una battuta d'arresto, è vero. Ma la marcia comunque è stata molto lunga, abbiamo fatto un grande cammino. Credo che comunque è emersa una forte volontà, una grande voglia di tutti i Paesi a trovare un'intesa, a ricercare i punti in comune. E anche a cedere spazi e potere per un minimo comune interesse europeo». Non si sente sconfitto stasera? «Sono deluso. Se dovessi usare una metafora calcistica direi che abbiamo giocato bene, molto bene...». Forse è mancato il gol? «Ma ci è mancato gol, è vero». E adesso? «E adesso siamo scesi sulla fascia e abbiamo crossato in mezzo. Tocca all'Irlanda metterla dentro. All'Irlanda o a chi verrà dopo». Crede che ora sia fallito il semestre di presidenza italiana? «No. Possiamo portare a casa la grande soddisfazione di aver condotto l'Europa a un soffio dal successo. Ce lo hanno riconosciuto tutti e non mi sembra poco. Anzi».

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