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Raiot mai più in onda, Annunziata all'attacco

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«Il direttore generale non garantisce il pluralismo». I produttori della Guzzanti rifiutano ogni mediazione

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Sabina Guzzanti non tornerà in onda con il suo Raiot perché la Rai e i produttori del programma non hanno trovato un accordo. La Rai ha continuato ad offrire l'ipotesi della registrazione una settimana prima con visione preventiva di una puntata almeno (all'inizio il CdA aveva votato per 5 puntate registrate insieme), ma la produzione del programma ha bocciato tutte le proposte Rai, seguitando a ribadire di voler andare in diretta o quasi. Il dg ha riferito di questa totale incompatibilità in CdA e chiuso il caso parlando di un possibile programma di satira da mettere in cantiere in primavera. I consiglieri avrebbero quindi ascoltato l'intervento del direttore generale e preso atto della situazione, senza esprimere nè consenso nè dissenso. L'Annunziata, che, dopo l'audizione in Vigilanza aveva sottolineato «la decisione su Raiot spetta solo al dg», invece si è infuriata. La chiusura di Raiot per lei dimostra la «non volontà del direttore generale di garantire il pluralismo» e «va contro la delibera approvata in merito dal Consiglio» di amministrazione della Rai. Insomma per l'Annunziata, che cita sempre il precedente caso di Satyricon, Cattaneo ha fatto di tutto per non arrivare ad un accordo. «Non c'è ancora nulla di ufficiale», sottolinea invece la Studio Uno, produzione del programma, confermando però che tra le ipotesi c'è «la rescissione del contratto in maniera consensuale». E Cattaneo replica alle accuse della presidente affermando che «le questioni sono state gestite in piena trasparenza e nel rispetto delle delibere del CdA, anzi su Raiot -prosegue- sono andato oltre le indicazioni del Consiglio». Sia Rumi che Petroni concordano con lui affermando che su Raiot «non si è trovato un accordo con la Studio Uno, ma la cosa si è esaurita con una separazione consensuale». E magari ora quelli di Raiot sperano di trasferirsi a Mediaset per sbancare gli ascolti indisturbati, dopo tanta pubblicità gratis... Critici nei confronti della battagliera presidente sia Giorgio Lainati di FI («Non è certo così - rileva Lainati - che si risolvono i problemi del servizio pubblico») e Alessio Butti di An che invita la Annunziata a «lasciare se non vuole più restare in Rai». Lucia Annunziata «esterna ormai da ex presidente», commenta invece il vicepresidente della Vigilanza Rai Davide Caparini. Ma Lucia pare che non se ne voglia più andare. «La mia avventura in Rai non è finita, vi dico. Anche se mi dimetterò, tornerò ancora», sentenzia profetica in Vigilanza. E pare che siano anche gli altri a non volere che se ne vada. Soprattutto la sinistra che teme di perdere il suo ultimo baluardo al vertice di viale Mazzini. «Qui ci sono due guerre in atto, una su Raiot e un'altra sui poteri. E la seconda è molto più importante», dice lei da guerriera che non molla. E poi dà i pugni in faccia a Bruno Vespa affermando che «ormai l'informazione in Rai è desertificata. E Vespa è sterilizzato, non fa né bene né male. Nel deserto anche la poca acqua di un cactus come Bonolis (mi perdoni del paragone) diventa una cascata...». Lo dice dopo l'ultima puntata di «Domenica In» e le polemiche su quanto sostenuto da Bonolis sulla fecondazione. «Oggi -conclude- è rimasto solo Bruno Vespa che ha delle iniezioni di testosterone che gli vengono dal fatto che ha il deserto intorno». Adesso, archiviata Sabina, la parte della samurai è solo sua. Giu.Cer.

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