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Tredicesime più pesanti ai pensionati

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Tremonti insiste: necessaria la riforma del welfare. Pezzotta (Cisl): il Parlamento la blocchi

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Giulio Tremonti lo ha annunciato di fronte all'assemblea nazionale della Cisl, ricevendo, come immediata risposta, non un grido di giubilo, ma un coro di fischi non appena ha schiacciato il tasto sull'ineluttabilità della riforma delle pensioni. Nel frattempo, il presidente di Confindustria, Antonio D'Amato, rilanciava l'appello al dialogo, chiedendo a Cgil, Cisl e Uil di aprire un confronto per una riforma globale del sistema previdenziale. Ma la notizia di ieri è nel bonus natalizio. «Per effetto della riforma fiscale avviata il 1° gennaio - ha spiegato Tremonti, uscendo dall'assemblea della Cisl - nella tredicesima di quest'annno dovrebbe esserci una buona sorpresa». Nessuna indicazione sull'entità dell'aumento promesso, ma solo la spiegazione che, «in base al meccanismo che ridisegna le aliquote e ridefinisce le deduzioni e che è scattato un po' in ritardo, a beneficiare degli aumenti saranno le fasce più basse». In poche parole, più povera è la busta paga più sostanziosi dovrebbero essere gli aumenti. L'aumento andrà ad aggiungersi al bonus di 155 euro in media annunciato dall'Inps e previsto per circa 500 mila pensionati, quelli che percepiscono cioè la minima e gli incapienti. Al contrario, l'aumento annunciato da Tremonti riguarderà tutti i pensionati. «Tutto da verificare» ha replicato il leader della Cisl, Savino Pezzotta, che è subito tornato alla carica puntando l'indice contro una riforma delle pensioni definita «strutturalmente sbagliata»: «Non funzionerà e tra due anni saremo di nuovo chiamati a cambiarla. Il Parlamento la fermi» ha detto, chiedendo al governo, se si vuole il dialogo, «di fare passi avanti». Dura la critica al metodo utilizzato dall'esecutivo: «Si stanno distruggendo le relazioni sindacali - ha detto Pezzotta - e così non si fa male al sindacato, ma solo al Paese. Va bene passare dalla concertazione al dialogo sociale, ma qui si è passati dalla concertazione agli annunci televisivi». Poi una stoccata a Tremonti: «Non si può affrontare seriamente il problema pensioni presentandosi al confronto con una fotocopia e due curve». La parola è quindi tornata a Tremonti: «Non fare la riforma delle pensioni sarebbe stato illusorio e irresponsabile - ha detto -. Tutti i governi in Europa hanno avviato un ciclo di riforme della previdenza e per l'Italia, che ha il terzo debito pubblico al mondo, era impossibile sottrarsi». Ed ecco quindi D'Amato pronto a rimproverare i sindacati: «Avrei preferito da parte vostra una posizione più ferma e più coraggiosa, affrontando il tema delle pensioni prima e più consapevolmente, piuttosto che accettare implicitamente che la politica dei condoni fosse l'unico modo per fare cassa». «Continuare a dire che la riforma delle pensioni non serve a tirar fuori risorse - ha aggiunto - è una vera ipocrisia. Senza risorse è impossibile fare investimenti anche per sviluppare il sistema di protezione sociale». D'Amato ha quindi invitato i sindacati ad «aprire un confronto costruttivo e innovativo, che porti a una riforma complessiva dello stato sociale».

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