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Pera e Casini rilanciano, è guerra coi giudici

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Proteste dei presidenti di Camera e Senato: «Troppa pubblicità, sbagliato diffondere dati dell'inchiesta»

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Lo scontro tra Parlamento e giudici si fa sempre più duro. Tanto che Senato e Camera potrebbero alzare il livello dello scontro la settimana prossima, quando si riuniranno le rispettive giunte per le autorizzazioni a procedere. Al centro della «guerra» ci sono sempre le intercettazioni telefoniche fatte sui telefoni di parlamentari (sono vietate dalla legge se non c'è il via libera di Montecitorio e Palazzo Madama). Insomma, è ancora polemica sull'inchiesta su sesso e droga che ha coinvolto vip, tra cui Serena Grandi, e politici di Roma. Dopo la lettera di Pera e Casini, il presidente del Tribunale di Roma, Luigi Scotti, ha precisato che non sono state effettuate nè disposte intercettazioni su utenze di parlamentari. E anche il procuratore capo della Capitale, Salvatore Vecchione ha ribadito che le intercettazioni telefoniche ordinate dalla magistratura romane sono legittime. Ma Pera, che era sceso in campo per difendere il senatore a vita Emilio Colombo, non ci sta ed esprime comunque «perplessità e rammarico» su come la vicenda è stata condotta e per la pubblicizzazione che le è stata data. Con una seconda nota Pera scrive al responsabile della procura della Repubblica di Roma, Ettore Torri, per esprimere anche a lui perplessità e rammarico e per il fatto che è stata fatta menzione, «almeno apparentemente senza effettiva necessità», del nome di un senatore e protesta anche per il fatto che l'atto giudiziario è stato «reso pubblico e ampiamente diffuso attraverso le agenzie di stampa e i mezzi di informazione». Ma lo scandalo diventa sempre più politico. Lo stess Pera infatti rilancia e ha investe del caso il presidente della Giunta per le immunità di Palazzo Madama, il socialista Giovanni Crema (al Tempo aveva definito sbagliata la diffusione delle intercettazioni), che discuterà della vicenda e riferirà all'assemblea per le eventuali iniziative da assumere. Casini, dal canto suo, fa sapere di essere d'accordo con il presidente del Senato. «Condivido pienamente le iniziative, le espressioni, i giudizi e anche il metodo che ha usato il presidente Pera - dice -. Ritengo che abbia fatto delle riflessioni serene, anche dense di amarezza, ma pienamente condivisibili, almeno da me, al 101 per 100». Il presidente di Montecitorio si spinge oltre. Casini ha un colloquio con il Garante della Privacy Stefano Rodotà: all'indice, stavolta, non ci sono le toghe bensì i mezzi di informazione, in relazione alla liceità del trattamento e della diffusione dei dati personali dei cittadini, compresi alcuni politici, coinvolti nell'indagine.

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