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«Niente crisi, qualche sostituzione sì»

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Buttiglione (Udc): «Bene l'assemblea del Carroccio, ma la Lega non ci deve mettere in difficoltà»

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Ministro Buttiglione, qual è la situazione della maggioranza dopo che la Lega ha fatto sapere che l'assemblea federale resterà «aperta» fino al prossimo 31 gennaio in attesa della svolta sulle riforme? «Sono lieto che ci sia questa fase interlocutoria. Adesso bisognerà fare una buona legge Finanziaria e chiudere bene il semestre di presidenza italiano dell'Unione europea. Si deve dare un giudizio positivo dell'assemblea della Lega che ha dato mandato su questo. Poi è necessario incontrarsi e parlare per dissipare delle incomprensioni e degli equivoci. Vogliamo fare la riforma federalista. Se è vera la preoccupazione di Bossi, che ci sarebbe qualcuno che trama contro le riforme stia tranquillo. Vogliamo fare la riforma federalista. Bossi non ci deve mettere nell'impossibilità di farla perché se alla pubblica opinione apparisse che la riforma è fatta contro di noi ci metterebbe in grave difficoltà. Su questa riforma c'è l'accordo di tutti e alla quale abbiamo dato il nostro contributo. L'ostacolo può essere solo la mancanza di coesione nella maggioranza. Ricordiamoci di una cosa: ognuno ha il diritto di porre ragionevolmente il proprio sigillo su una delle riforme, ma non può pretendere contemporaneamente di condizionare tutta la vita politica della maggioranza. L'Europa è una riforma ed è la grande riforma». Il Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini propone una verifica. C'è anche da parte vostra questa necessità e su cosa va fatta? «Tutta la verifica deve essere fatta per ricostruire un rapporto di fiducia tra le componenti della maggioranza che a questo punto è incrinata. Noi non lavoriamo contro le riforme, per il dopo Berlusconi, per far funzionare bene questo governo e anche per vincere le prossime elezioni. Che garanzie chiedete al leader della Lega? «Umberto Bossi ci deve garantire che non intende mettere i bastoni tra le ruote ad una politica fortemente europeista del Governo italiano. L'Europa è la condizione della ripresa dello sviluppo, della costruzione del futuro. Poi dobbiamo definire i tempi delle cose che dobbiamo fare e anche le priorità che diamo alla scuola e all'università, all'innovazione, alla ricerca scientifica. Su questi argomenti abbiamo enunciato programmi e obiettivi, ma ci muoviamo in questo campo penuria di risorse. Queste sono le cose che vogliamo fare fino alla fine della legislatura». E il Governo? «Se sarà necessario ed opportuno si farà qualche ritocco alla composizione della squadra. Questo non vuol dire che Berlusconi si dimette, si va ad una crisi di Governo, ci sono le consultazioni. Vuol semplicemente dire che una volta raggiunto l'accordo, se fosse necessario, ripeto, se fosse necessario, si può procedere a qualche sostituzione o a qualche integrazione». Bossi ha fissato una data di scadenza per le riforme. Lei invece che tempi pensa di darsi? «Non voglio avventurarmi su questo terreno. Perché queste date di scadenza sono in qualche modo il simbolo di una sfiducia nella coalizione. Se vogliamo parlarne da un punto di vista tecnico, definiamo delle priorità priorità parlamentari. Invece sono le espressioni di sfiducia o gli ultimatum o i penultimatum non mi appassionano e non intendo rispondere». Sarebbe un gravissimo errore ripetere da «defenestrazione» di Prodi nel 1998 con un Berlusconi 2? «Non ci sono altri Governi. Non c'è neanche un Berlusconi 2, ma c'è una seconda fase del Governo Berlusconi in cui dobbiamo avviarci adesso per stringerci sulle riforme e prepararci a vincere le elezioni. Chiedere alcuni chiarimenti tra alleati non significa che va fatto un nuovo Governo».

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