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Casini: «Abbiamo ancora tanto da imparare dalla Prima Repubblica»

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Casini, concludendo a Bologna un convegno dedicato alla figura politica dello statista repubblicano nel centenario della nascita, ha aggiunto: «Guardando alla sua vita, alla sua storia, alla grandezza di una pagina, quella italiana, della cosidetta prima Repubblica che troppo spesso è stata liquidata con giudizi superficiali, noi protagonisti dell'oggi abbiamo ancora tanto da imparare dai protagonisti di ieri e dal loro grande senso dello stato». Il presidente della Camera ha osservato anche che se l'Italia riuscì a superare la crisi degli anni '70 con la minaccia terroristica, «lo si deve alla fermezza di uomini come La Malfa, Leo Valiani, Sandro Pertini, Enrico Berlinguer, Benigno Zaccagnini che anche a caro prezzo seppero recuperare il clima della Costituente e difendere la democrazia italiana: il loro impegno assoluto ed incondizionato resta ancora oggi un esempio al quale tutti noi dobbiamo fare riferimento». In precedenza Casini aveva voluto rimarcare altri aspetti dell'azione politica di La Malfa, la sua visione dei partiti, ai quali toccava il compito di porre i problemi alla collettività, dividendosi «eventualmente sulle soluzioni» ed anche la sua denuncia della «dilagante partitocrazia e la sottomissione dell'amministrazione alla politica». In platea e sul palco degli oratori ad ascoltare Casini c'erano vecchi esponenti del Pri come l' ex segretario Oddo Biasini, Emanuele Macaluso (Ds), e rappresentanti del Governo come il sottosegretario Filippo Berselli (An) e Gianluigi Magri (Udc). «Ieri come oggi - ha continuato Casini - non sempre in politica i voti si contano solo, ma si pesano anche». E ha aggiunto: «La Malfa è stato una dimostrazione eloquente». Il presidente della Camera ha anche sottolineato la «profonda fiducia di La Malfa nell'indispensabile funzione dei partiti politici per la mediazione delle istanze della società. Benché a capo di una piccola formazione, egli aveva dialogato da pari a pari con le forze maggiori, incalzandole sul terreno delle riforme». La Malfa, «da laico» aveva messo a fuoco il ruolo centrale della Dc, ma aprendo allo stesso tempo la strada al confronto con i comunisti «nella consapevolezza dell'esigenza di allargare le basi di legittimazione delle istituzioni». «Egli apprezzava il valore dei partiti, proprio perché ne aveva visto la soppressione al tempo del fascismo, ma - ha proseguito Casini - ne contestava fermamente l'indulgenza a seguire i mutevoli orientamenti della pubblica opinione al solo fine della ricerca di una facile visibilità».

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