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STABILITÀ è in questi giorni la parola d'ordine di Berlusconi.

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Dalla Cina agli Stati Uniti: il premier ribadisce il concetto in un'intervista al settimanale New Yorker sostenendo che proprio la stabilità è la chiave del suo successo. «Prima il presidente del consiglio italiano cambiava ogni dieci, undici mesi e non c'erano possibilità di costruire una relazione personale con altri presidenti e primi ministri. Oggi le cose non stanno più così». Amici tra i leader stranieri, ma anche perfetta intesa nella coalizione di governo, assicura il premier, «esiste grande amicizia tra tutti i membri del governo». Sostiene poi di essere stato «costretto dal popolo italiano» ad entrare in politica. «La gente veniva da me a migliaia, alle mie finestre, a casa mia. Continuavano a chiedermi di candidarmi». Ma gli altolà del premier al rimpasto e gli elogi della stabilità non convincono gli alleati. An e Udc si preparano comunque a una verifica di governo a gennaio. Una volta archiviata la Finanziaria, terminato il semestre di presidenza europea, doppiato pure il verdetto della Consulta sulla costituzionalità del lodo Schifani, l'asse Fini-Follini tenterà di ridurre il potere del superministro dell'Economia Giulio Tremonti. Qualcosa, insomma, dovrà cambiare nel programma di governo, su previdenza, infrastrutture, sanità, e possibilmente nei nomi dei ministri tecnici. «La discussione rimpasto sì-rimpasto no è uno di quegli argomenti che, se dovesse accorgersene Bonolis, balzerebbe in testa alla classifica dei "basta". Io ho chiesto qualcosa di più e diverso: un'altra rotta politica», ha sottolineato il segretario dell'Udc Marco Follini. E il ministro centrista Rocco Buttiglione fotografa così la situazione attuale della Casa delle libertà: «Berlusconi e Bossi sono quasi la stessa cosa, Fini è distinto e distante e l'Udc è un fastidioso ingombro. Così non va bene». Il coordinatore di An Ignazio La Russa sostiene che non c'è proprio da essere terrorizzati per qualche cambiamento nel governo, che nemmeno Berlusconi può escludere. «Qualche pedina andrà cambiata, per poi ripartire meglio», dichiara La Russa facendo l'esempio di una squadra di calcio. «Se un centravanti alla fine del campionato non fa gol l'allenatore è costretto a trovare un'alternativa». Una verifica politica si imporrà anche su previdenza e pensioni, secondo il ministro Gianni Alemanno, e soprattutto se verranno confermati i calcoli della Ragioneria dello stato secondo i quali i tagli previsti dala riforma sono inferiori alle previsioni. M.M.

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