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Rognoni: «Basta scontri sui giudici» La Casa delle Libertà insiste: «Ora indaghiamo sull'uso politico della giustizia»

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Dopo l'affondo del presidente del Senato Marcello Pera contro «il tentativo di certi giudici di processare il sistema», e «di scrivere la storia nei tribunali», interviene il vicepresidente del Csm Virginio Rognoni. Ancora una volta, come aveva già fatto Ciampi mercoledì scorso, un appello a non inasprire le tensioni tra toghe e politica ma a cercare il dialogo. Rognoni infatti, ricorda proprio le parole del capo dello stato, che del Csm è il presidente. «I temi della giustizia», sostiene in un comunicato diffuso alle agenzie, «devono poter essere affrontati secondo il metodo del dialogo perché la stessa stabilità delle istituzoni si fonda sul rispetto reciproco delle rispettive funzioni». «Dopo l'intervento del presidente Ciampi, «purtroppo», fa notare il vicepresidente del Csm, «sono sorte altre polemiche sul ruolo della magistratura». La lettera di Pera ad Andreotti, infatti, è stata giudicata dall'Associazione nazionale magistrati non solo una violenta offensiva contro i giudici, e un colpo durissimo alla fiducia dei cittadini nella giustizia, ma una «grave interferenza» nei processi in corso. Mercoledì organizzerà assemblee in tutta Italia per «spiegare alla gente che cosa sta accadendo». Rognoni cerca di placare gli animi ricordando che Ciampi, nel discorso che ha suscitato l'unanime consenso dell'intero Csm, ha ribadito che la magistratura «gode della fiducia del cittadino e che egli si farà sempre garante della sua autonomia e indipendenza, oltre che della dignità dei singoli magistrati e delle loro funzioni». In Parlamento intanto la Casa delle libertà partirà all'attacco, prima con un dibattito, poi forse anche con la richiesta di una commissione d'inchiesta, sul caso Andreotti-Violante. Il capogruppo dei Ds «è di fronte al fallimento giudiziario dell'operazione di demonizzazione di Andreotti lanciata nel '93», dice Cicchiotto (Fi). Ma più in generale la Cdl si impegnerà nella campagna di riabilitazione della classe politica che fu spazzata via da Tangentopoli. L'Ulivo, poi, l'accusa di approfittare della sentenza Andreotti per tornare a proporre la legge salva-Previti, che concede attenuanti agli imputati sopra il 65 anni. Andreotti, ora che è stato riconosciuto innocente dall'accusa di essere il mandante dell'omicidio Pecorelli, continua a denunciare di essere stato vittima di un complotto. Ribatte, primaditutto, all'ex presidente dell'Antimafia Luciano Violante, che ha già respinto le accuse di aver dato il via, con una lettera al Pm di Palermo Scarpinato, all'intero castello accusatorio contro di lui. «Le sue precisazionia, contrattacca Andreotti, «non fanno che confermare che c'è stata una trama per incastrarmi». L'ex premier dc sostiene poi che l'allora capo della polizia Parisi rivelò che era stato promesso un un assegno triplicato ai pentiti che avessero testimoniato contro di lui. Tutto questo e altro ancora, comunque, Andreotti annuncia che lo scriverà in un libro sui testimoni che lo hanno accusato durante i processi, sulla base dei corposi appunti presi durante questi anni.

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