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Immobili di pregio, passa la linea Tremonti

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Resta il «silenzio assenso». È ancora scontro sulla Cassa depositi e prestiti, il governo non cede

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più probabile di 90 o addirittura di 120. Ma il silenzio-assenso per la cessione dei beni pubblici di pregio resta nel maxi-decreto collegato alla Finanziaria. La mancata opposizione da parte delle Sovraintendenze entro quel termine verrà considerata un sì implicito alla vendita ai privati. Nel vertice di maggioranza con i capigruppo del Senato è passata la linea del ministro Giulio Tremonti sulla norma che ha messo in fibrillazione il governo. Ma la riunione anticipata a ieri mattina non ha sbloccato l'impasse. Fra incontri di maggioranza, con o senza il ministro, e contatti più informali che si sono susseguiti per tutto il giorno, la Cdl tratta per trovare una linea comune sulle principali questioni in grado di evitare un voto di fiducia dato ormai per scontato da molti, nella maggioranza come nell'opposizione. Ma sulla strada dell'intesa si è messo di traverso il nodo della trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in spa, una questione che costituisce un nuovo elemento di confronto fra An e Udc e il Tesoro. Intanto è stato approvato un emendamento che consente all'Enel di conservare la concessione fino al 2030, e i Ds, da parte loro, hanno definito la manovra «basata su numeri falsi» che non correggeranno la situazione «allarmante del paese». Tutti sono d'accordo con la riforma proposta da Tremonti, ma la spa, secondo An e Udc, dovrebbe essere considerata come qualunque altro istituto bancario e dunque sottoposta alla vigilanza di Bankitalia. In questo senso i due partiti hanno presentato numerosi emendamenti, sostanzialmente riassunti in uno del relatore. Ma la modifica non piace al Tesoro che non intende farla passare. Si profila dunque un braccio di ferro fra il ministero e i due partner di maggioranza. In serata il sottosegretario Maria Teresa Armosino, relatore per il Governo al decreto, ha confermato di non voler «muoversi di una virgola» dal testo del decreto. Quasi le stesse parole dette da fonti di An che hanno partecipato questa mattina all'incontro fra i capigruppo di maggioranza delle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Nell'incontro della mattina il nodo Cdp è stato uno degli elementi principali del confronto. Ma l'idea che sembra prevalere è quello della blindatura del decreto, su cui potrebbe essere posto il voto di fiducia già in Senato. Sulla questione sono intervenuti in modo esplicito Maurizio Eufemi (Udc) e Roberto Salerno (An), cofirmatari degli emendamenti in questione. «Serve una soluzione condivisa» hanno detto, perché «il testo così come è non va bene». Ecco, inyta ENEL. La concessione all'Enel per la distribuzione di energia elettrica resta fino al 2030. È questo l'effetto di un emendamento approvato all'articolo 14 del decreto, quello sui servizi pubblici locali che esclude dalla riforma i settori dell'elettricità e del gas. Si supera così il rischio che la concessione dell'Enel potesse scadere nel 2006 come previsto dal testo originario. DE TAX. Approvato tutto un pacchetto di provvedimenti che prevedono facilitazioni fiscali e detassazione per acquisti in esercizi convenzionati con associazioni che svolgono attività etiche. ACCISE E GASOLIO. Via libera al rinnovo di agevolazioni per il gasolio per autotrazione e accise per le imprese. PREMIO PER QUOTAZIONE. Via libera alle norme che prevedono un premio fiscale per le società che si quotano in Borsa entro il 31 dicembre 2004.

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