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Si potranno vincere 50 euro a partita

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Già con la legge 388 del 2000 e con il regolamento della Agenzia delle Entrate del 10 aprile 2003 era stata legalizzata la diffusione negli esercizi pubblici (bar, sale giochi, etc...) di videogiochi non troppo dissimili dalle slot machines, in grado a fine partita di consentire legalmente piccole vincite in denaro. Secondo le caratteristiche tecniche le nuove macchinette infernali che tanto attraggono gli italiani dovevano «funzionare con modalità automatiche, semi-automatiche od elettroniche»; essere attivabili «unicamente con l'introduzione di monete metalliche»; prevedere «un costo per ciascuna partita non superiore a 50 centesimi di euro»; basarsi su «modalità di gioco nelle quali gli elementi di abilità o intrattenimento sono preponderanti rispetto all'elemento aleatorio»; distribuire vincite «esclusivamente in monete metalliche mai superiori a venti volte il costo della singola partita». Tradotto fuor di burocratese, i sostituti dei videopoker che avrebbero dovuto entrare in funzione dal primo gennaio 2004 sarebbero costati al singolo giocatore 50 centesimi a partita con la speranza di vincere anche 10 euro in un colpo. Secondo i tecnici di Giulio Tremonti evidentemente quel jackpot era basso. E nel decretone è stato portato a 50 euro, somma sicuramente più interessante. Grazie a questa piccola, ma sostanziale modifica, il ministero dell'Economia si attende un vero e proprio boom di nuove slot machines legali: 160 mila entro la fine del 2004, e almeno 220 mila già dall'anno successivo. L'ipotesi dei tecnici di Tremonti è che ciascun apparecchio funzioni in media »circa 1,5 ore al giorno, con l'effettuazione mediamente di 4 partite al minuto, ne consegue un volume di gioco annuo pari a 54 mila euro». La slot machine così girerà in gran parte per le casse dello Stato, garantendo già 488 milioni di euro al fisco nel 2004 e a regime più di un miliardo e 200 milioni di euro di incassi.

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