Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«IL progetto dell'Udc è profondamente in crisi.

default_image

  • a
  • a
  • a

Il panettone ce la facciamo a mangiarlo, ma l'uovo non credo». Usa l'ironia Gianfranco Rotondi, avellinese purosangue e deputato della Lombardia per il partito di Follini, uno dei «berluscones», direttore del giornale Democrazia Cristiana. Partiamo dalle critiche di Baccini, le condivide? «Non sento Mario da diverso tempo, ma condivido la sua analisi. Quello dell'Udc è un progetto in seria difficoltà». Ma se lei fosse il segretario, che cosa farebbe? «Non sono il segretario, ma vorrei che Follini scrivesse a Berlusconi sostenendo questa tesi: fermi restando i ministri che sono di tua competenza, abbiamo deciso di sostituire tutti i sottosegretari che sono collaboratori di ministri». E perché? «Perché il governo è stato formato quando l'Udc, nato dalla fusione di tre partiti (Ccd, Cdu e De), non esisteva. Ora è necessario cambiare, almeno in parte, la squadra che è al governo». Perché? Non ha lavorato bene? «No, non è questo il punto. È necessario che anche al nostro interno abbia rappresentanza chi ha rappresentanza nel territorio. Lo dico a scanso di equivoci: non punto a nessun incarico di governo. Ma è giusto che per esempio Baccini, il cui peso e valore sono stati evidenti anche alle ultime amministrative, abbia lo spazio cher merita nell'esecutivo». La dialettica interna, tuttavia, è tra chi vuole la fusione con Forza Italia e chi vuole lo scontro? «Ricordo quanto diceva Sarti: non c'è gusto a fare politica in un partito sotto il 40%. Ecco, io vengo dalla Dc, dal partito del Paese. Dalle mie parti era al 56%: non chiedo di più, solo di ritornare a quelle cifre... Se invece altri sognano altro, preferiscono i margini, fatti loro». Ce l'ha con Follini, con la linea di rottura con Berlusconi? «Penso che la strada intrapresa ci porterà a restare il partito degli assessori. Tanti voti alle amministrative e pochi alle politiche o alle europee». F. D. O.

Dai blog