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Telekom, vogliono bloccare l'indagine

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La Cdl: «L'opposizione sta delegittimando la commissione, Pera e Casini la difendano subito»

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Il presidente della Commissione Ue si è accorto oggi di cosa significa finire nel tritacarne mediatico o nelle edicole giudiziarie». Sbotta Enzo Trantino, presidente della Commissione d'inchiesta sull'affare Telekom Serbia, quando oramai è sera, dopo un'altra giornata di velenose polemiche. E aggiunge: «Questo è un elemento di nuova riflessione: l'Ulivo si è accorto dell'importanza di essere risparmiati dalla gogna delle dichiarazioni. Nè da parte sua nè da parte di altri è stata impiegata la stessa sensibilità quando sono finiti alla berlina personaggi di rango non inferiore e cittadini che invocavano il principio di innocenza». Ma in generale, tutta la Casa delle Libertà difende la commissione. Dice Carlo Taormina (Forza Italia): «È cominciato il boicottaggio, una strumentalizzazione organizzata, una opera di delegittimazione iniziata prima nei confronti di Marini e poi della commissione tutta». Aggiunge Roberto Calderoli (Lega): «È ormai evidente il piano posto in essere dalle sinistre, fortemente sostenuto dai media, cioè quello di screditare testi, membri, presidente della commissione su Telekom Serbia per farne concludere anzitempo i lavori o preventivamente neutralizzarne i risultati finali». L'esponente del Carroccio chiede l'intervento di Pera e Casini contro l'aggressione all'organismo bicamerale. Insiste Giuseppe Consolo (An): «Vogliono eludere l'interrogativo di fondo: perché è stata comprata un azienda "decotta" con capitale espresso in valuta e secondo quali trattative con la legge considerato l'embargo? Come si è potuto acquistare un'azienda senza nessuno degli usuali controlli propedeutici in affari del genere?». E in ultimo il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi chiede alla commissione di convocare Prodi, il quale si autoassolve e sentenzia: «Alla fine ci sarà chi mi chiederà scusa». Ma che cosa ha fatto infuriare tanto il centrodestra? Anzitutto le parole del segretario Ds Piero Fassino che, accusato da Marini, replica: «Infangano l'opposizione per coprire l'esito del processo Imi-Sir e Lodo Mondadori, ma anche per nascondere i fallimenti del governo e la crisi politica della maggioranza». Sappiano che «nè i Ds, nè il loro segretario, nè tutta l'opposizione si faranno intimidire». Ma «risponderanno colpo su colpo perché sono in gioco la legalità e lo stato di diritto». E ancora: «Si usa la commissione come una clava». Infine, il leader della Quercia, chiede le dimissioni di Taormina dall'organismo. A ruota arriva l'ultimatum di Luciano Violante (Ds): «Basta con le menzogne o l'opposizione non parteciperà più ai lavori della commissione». Perché, aggiunge il capogruppo alla Camera della Quercia, «l'obiettivo della maggioranza è quello di distruggere con la menzogna Prodi, Dini e Fassino». Si spinge oltre il deputato della Margherita Renzo Lusetti: «Dietro i lavori della commissione d'inchiesta vi è un'abile regia da collocarsi al di fuori della commissione stessa». E minaccia di abbandonare i lavori perché «è ampiamente delegittimata». Mentre Michele Lauria (anche lui della Margherita) bolla le accuse come «aria fritta» e chiude il capitolo con un perentorio: «Basta con questi teatrini di ferragosto, inutili e senza senso».

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