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L'INTERVENTO: IL RUOLO DI AN DOPO LA SCELTA DEL COORDINATORE E LA TENUTA DELLA COALIZIONE

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Fini alle prese con correnti, riforme e liste antiProdi

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Sicuramente la "campagna d'estate" lanciata dal neo-coordinatore e l'appello al senso di responsabilità rivolto alla classe dirigente «durante il semestre europeo», produrranno effetti positivi. Ma la compattezza della coalizione e l'unità vera del partito sono un'altra cosa. Necessitano di un salto di qualità sostanziale. Ancora una volta, lo abbiamo già segnalato dalle colonne de "Il Tempo", il nodo reale da sciogliere é il rapporto tra la tenuta della maggioranza e il ruolo della destra nel governo. Un nodo che non si scioglie se viene messo il tappo correntizio sia alle analisi del voto amministrativo (la regressione della Cdl, la sconfitta nel Lazio e nel Friuli), sia alle decisioni che dovrebbero risollevare la baracca. Nulla ovviamente contro la Russa, anzi, ma il coordinatore di corrente fa il paio con la passerella sterile di Orvieto della nomenklatura destro-sociale e con la Fondazione "Pensiero" proposta da Silvano Moffa. Palliativi che non vanno in profondità. Si continua a deludere la base, a perdere quel contatto con l'opinione pubblica che soltanto due anni fa approvò il programma del centro-destra per Palazzo Chigi. Al contrario, si dovevano convocare gli "stati generali" degli iscritti e degli elettori, si doveva redigere un documento che denunciasse i punti maggiormente controversi e ricorrere a una personalità alta, esterna alle correnti, come coordinatore. Fini questo argomento («la degenerazione correntizia», l'esortazione a «superare le componenti»), per onore di cronaca, l'ha toccato. Vedremo se alle parole seguiranno fatti concreti da parte dei suoi colonnelli. Per ora l'unica notizia degna di nota è stata l'ipotesi di fusione tra la "destra sociale" del duo Storace e Alemanno e "Nuova Alleanza" del duo Nania e Urso. Per il resto, lo schieramento sembra attraversato da quotidiani movimenti tellurici: l'asse Fi-Lega (liberista-nordista) contro l'asse An-Udc (sociale, meridionalista) in economia; l'asse An-Lega contro l'asse Fi-Udc sulla giustizia (asse incrinatosi sull'indultino); l'asse An-Lega contro il neo-centrismo di Fi e Udc. E così via. La Russa ha promesso che «bisogna rafforzare la presenza di An nella Cdl». La prossima Finanziaria sarà senz'altro un importante banco di prova per verificare "quanta destra c'è nel governo di destra". Ma poi occorrerà mettere mano alle riforme. Quelle riforme che aspettano da troppo. Prendiamo atto della riunione in alta montagna (presso le Dolomiti) prima di conferire in Sardegna con Berlusconi, di Nania, Calderoli, D'Onofrio e Pastore. Ma il premierato, i nuovi criteri di elezione della Corte Costituzionale, il Senato federale, la devolution, l'eventuale ritocco proporzionalista al sistema maggioriario, quanto sono di destra? In che misura sono in sintonia con gli italiani o in che misura, invece, rappresentano, il manuale Cencelli interno per salvare il salvabile? E allora torniamo al punto di partenza: Fini, per conciliare peso specifico di An e coesione nella coalizione, dovrebbe cominciare a "colonizzare" culturalmente (prima che politicamente) il centro-destra. Rendendo patrimonio comune e collettivo della Cdl i valori della destra diffusa nella società (valori conservatori, sociali, identitari). Solo così avrà senso in futuro quell'idea di lista unica "anti-Prodi" (un Ppe italiano) pensata da Berlusconi per le prossime europee. Altrimenti (senza il contributo della destra) l'idea si trasformerà in una nuova Dc (Fi, Udc), lasciando ai margini An (e forse la Lega). Un'An magari più tosta, ma isolata.

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