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L'ECONOMISTA GROS

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«Pubblico-privato è falso problema»

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E anche l'eliminazione delle pensioni di anzianità non servirebbe a molto, visto che «sono cambiati i tempi e i giovani cominciano a lavorare tardi». Ad affermarlo è l'economista tedesco Daniel Gros, direttore del maggiore think-tank economico e sociale dell'Unione europea, il Center for european policy studies (Ceps) di Bruxelles. «So che in Italia - dichiara Gros - vi è un'intensa discussione sulla questione dell'equiparazione pubblico-privato. Una polemica molto simile si è avuta anche in Francia. Ma è fatica sprecata perché in quel modo si avrebbero solo scarse risorse in più». Il vero nocciolo del problema per Gros resta, per l'Italia come per Francia e Germania, quello dell'età pensionabile. Bisogna anzitutto ridurre il divario tra età massima prevista dalla legge (65 anni) e quella media di effettivo ritiro dal mondo del lavoro. Ma essenziale sarà anche aumentare l'età massima di legge. Solo così sarà possibile ridar fiato alle esauste casse del sistema previdenziale. Gros cita l'esempio dell'Islanda, il più avanzato dei paesi scandinavi che sono a loro volta in avanguardia in Europa. «Attualmente - spiega l'economista - anche in Islanda l'età pensionabile per legge è 65 anni: solo che quella media effettiva è di 64,5%, mentre in Italia è di 58-59 anni. L'Italia ha già fatto qualcosa con la riforma Dini, che è riuscita a ridurre il divario tra età di legge ed età effettiva», e in questo «l'Italia è avanti anche rispetto a Francia e Germania». L'Italia, in effetti, deve «fare l'altra metà del cammino»: elevare l'età pensionabile non solo effettiva, ma anche quella di legge: «L'Islanda - dice Gros - sta varando una nuova normativa che porta l'età pensionabile a 72 anni. È la via che dovrà seguire anche l'Italia e con essa anche Paesi come Francia e Germania». Senza questa riforma «sarà difficile parlare di riduzione dei contributi». Quanto all'eventuale impatto sull'occupazione, l'economista tedesco tranquillizza: «L'esempio scandinavo dimostra che una più elevata età media di pensionamento non aumenta i disoccupati». La questione delle pensioni di anzianità, invece, è ormai «un falso problema». «A meno di non voler toccare le generazione che stanno andando in pensione ora - spiega Gros - cosa che sarebbe impraticabile perché si andrebbe a toccare diritti acquisiti, la misura servirebbe a poco: ormai non è più l'epoca in cui si comincia a lavorare giovanissimi. Se si comincia dopo i 25-26 anni, con 37 anni di contributi si arriva già intorno all'età pensionabile attuale. Dunque, l'abolizione delle pensioni di anzianità interesserebbe solo piccolissime minoranze».

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