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Il risultato è la somma del tasso di disoccupazione e dell'inflazione

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Mentre il Giappone risulta il Paese in cui ci sono meno poveri. Il «verdetto», sorprendente e decisamente offensivo per i Paesi del Terzo Mondo che conoscono veramente la povertà, è il risultato di un'elaborazione sui dati del Fondo monetario internazionale condotta dall'Ufficio studi degli artigiani della Cgia di Mestre sulla base dell'«indice della miseria», il risultato della somma tra tasso di disoccupazione e inflazione. Il costo della vita - rileva la Cgia - in Italia è diminuito, ma parallelamente è aumentata l'incidenza del popolo dei senza lavoro. Per questo motivo il nostro Paese sale in cima alla graduatoria internazionale quando si parla di «indice della miseria». Nell'elaborazione condotta dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre nel 2003 l'Italia fa rilevare un valore dell'11,7, piazzandosi dietro alla Spagna, dove lo speciale fattore di povertà potenziale sale a 14,6. Sul piatto della bilancia dei Paesi più fortunati ci sono invece i giapponesi, con un indice della miseria pari a 4,8, seguiti dagli svizzeri (5), dagli olandesi (5,8), dagli austriaci (6), dagli svedesi (6,9), e dai danesi (7,7). A metà classifica si piazzano gli Stati Uniti, dove inflazione e tasso di disoccupazione arrivano a segnare rispettivamente un modesto 8 e un 5; preceduti dal Regno Unito (8,2) e seguiti dal Belgio (8,9), dalla Germania (9,8) e dal Canada (10,7). Terz'ultima in questo sorprendente girone dei «miseri del mondo» (dove ogni famiglia ha due auto, quattro telefoni cellulari, tre televisori, pellicce, Rolex d'oro e così via) è la Francia (11,1). «Questi indicatori, anche se non rappresentano strumenti di misurazione precisi ed assoluti - commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - dimostrano come nel nostro Pese esistano sacche di povertà consistenti, soprattutto fra i giovani e i lavoratori autonomi più marginali». Per Bortolussi dati e prospettive dovrebbero condurre gli amministratori del nostro Paese verso un'unica direzione: «avvicinarsi ai lavoratori in difficoltà». Per Renata Polverini, vice segretario generale dell'Ugl, «la ricerca sconfortante dimostra come ci sia ancora molto da fare». A suo avviso, «occorre rilanciare con forza il confronto fra le parti».

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