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Ancora un naufragio, 9 morti

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Ma il bilancio di questa ennesima tragedia dell'immigrazione potrebbe non essere definitivo. La barca, con a bordo un numero imprecisato di clandestini, era partita all'alba di ieri dalla penisola di Capo Bon, un lembo di terra che chiude a est il grande golfo di Tunisi e si protende, come un dito a nord, verso la Sicilia e verso Pantelleria. Quest'ultima è distante solo una quarantina di miglia marine, tanto che - nelle notti serene - se ne possono vedere le luci. L'agenzia di stampa tunisina Tap scrive che la barca è affondata alle prime ore dell'alba a largo di Sidi Daud, un piccolo porto di pescatori. I mezzi della guardia costiera hanno tratto in salvo 35 persone «di differenti nazionalità». Le operazioni di ricerca di eventuali altri sopravvissuti sono ancora in corso. Secondo alcune testimonianze i cadaveri sarebbero stati portati a riva dal mare, prima sei, poi altri due e infine un altro. Questo lascia pensare che la barca sia colata a picco quasi immediatamente dopo la partenza e che si trattasse di una piccola imbarcazione con al massimo una cinquantina di persone a bordo. Con ogni probabilità la meta di questo ennesimo viaggio di disperati era Lampedusa. È questa la seconda tragedia dell'immigrazione clandestina a funestare il sud del Mediterraneo in poco più di una settimana. Il 20 di questo mese, una barca da pesca, in pessime condizioni e stracarica aveva a bordo almeno 250 clandestini che era partita dalle coste libiche, è affondata a largo di Sfax, fuori dalle acque territoriali della Tunisia meridionale. Solo in 41 si sono salvati. La Tunisia, che con l'Italia ha firmato un accordo di stretta collaborazione per combattere il fenomeno, sembrava essere riuscita a porre un freno all'attività dei suoi harqan, come qui vengono chiamati questi traghettatori di destini. Così negli ultimi tempi la maggior parte di queste navi di disperati sono venute dalle coste della Libia. L'immigrazione clandestina che passa dalla Libia è se così si può dire, più povera. È gente che viene soprattutto dai paesi dell'Africa subsahariana. Dal Mali, dal Niger, dal Sudan... Passano attraverso le piste carovaniere e alla fine, arrivati in Libia, aspettano giorni, a volte mesi per un passaggio.

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