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di STEFANIA MORDEGLIA È INIZIATA ieri una settimana calda sul fronte della giustizia.

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In settimana il Csm e l'Anm si pronunceranno anche contro le critiche rivolte a magistrati da parte del presidente del Consiglio e di esponenti della maggioranza. Quello iniziato ieri è solo la prima parte di un pacchetto complessivo di otto giorni di astensione dalle udienze, proclamato 20 giorni fa dall'Unione delle camere penali. Gli avvocati lamentano l'assenza di un progetto complessivo per la giustizia e, di conseguenza, la disorganicità degli interventi. Accusano la maggioranza di varare «leggi strampalate» e di essere condizionata nelle sue scelte sulla giustizia dalle vicende giudiziarie del presidente del Consiglio. Ma, soprattutto, denunciano il mancato varo delle riforme necessarie e urgenti per la giustizia penale. Articolo che, secondo i penalisti, impone anche la separazione delle carriere in magistratura: per questo nel mirino della protesta c'è anche la riforma dell'ordinamento giudiziario del governo, che invece prevede la distinzione delle funzioni tra giudici e pm. «La maggioranza vuole la separazione delle carriere, ma non ha il coraggio di farla» dichiara il presidente dell'Unione, Ettore Randazzo, accusando perciò di «incoerenza» le forze di governo. Randazzo denuncia come, «nonostante sia in Costituzione da tre anni e mezzo», il giusto processo resti ancora «inattuato». «Il Parlamento è distratto da altro, la maggioranza procede in modo disorganico e frammentato, anche l'opposizione è ipnotizzata da un solo processo o da alcuni processi» lamenta il presidente dell'Ucpi, che torna a sollecitare la «separazione delle carriere dei magistrati», unica via perché il giudice «non sia solo imparziale, ma anche terzo». Ma, mentre la protesta è appena iniziata, una prima, piccola vittoria è in arrivo. I vertici dei penalisti saranno infatti ricevuti domani dal capo del governo e dai presidenti di Camera e Senato. Gli avvocati si sono detti «soddisfatti» della decisione di Berlusconi, Pera e Casini di accogliere la loro richiesta di poter illustrare direttamente le ragioni della protesta: «Dimostrano grande attenzione alla nostra battaglia». Ma avvertono: «Abbiamo già previsto altri cinque giorni di astensione delle udienze a giugno, che saranno confermati se non ci saranno risposte istituzionali adeguate». Lo sciopero ha avuto un'ampia adesione in tutta Italia. A Roma e Milano quasi tutte le udienze sono state rinviate. Anche al foro di Napoli l'adesione allo sciopero è stata quasi totale. A Palermo tutti i processi in programma ieri sono saltati, ad eccezione di quelli con imputati detenuti o a rischio di prescrizione. Commentando lo sciopero indetto dall'Unione delle camere penali, l'avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, che non ha aderito all'astensione dalle aule, ha dichiarato: «Vorremmo che gli avvocati ci proponessero qualcosa di concreto. Per esempio, vorremmo sapere che cosa ne pensano della riduzione dei termini della prescrizione per accelerare i processi. Vorremmo avere una risposta positiva anzichè soltanto critiche». Si è comunque detto «favorevole a quelle forme di protesta che richiamano l'attenzione sull'esigenza di fare di più». In una nota le imprese di verbalizzazione e resocontazione giudiziaria hanno espresso «solidarietà» per lo sciopero dei penalisti, affermando di «condividere in pieno le preoccupazioni sui drastici tagli effettuati dal ministero della Giustizia sui servizi di documentazione degli atti dibattimentali».

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