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di GIULIA CERASOLI «LO SCIOPERO generale dei giornalisti minacciato dalla Federazione ...

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Sostenere che la libertà dei giornalisti in Italia venga condizionata dal presidente del Consiglio è veramente ridicolo. E tutto perché ha definito "fazioso" il Tg3? Non mi pare una grande scoperta, lo sanno tutti. E quando, ai tempi di Sandro Curzi, lo chiamavano Telekabul, mi pare che nessuno abbia mai scioperato per questo». Mario Landolfi, portavoce di An è appena uscito dalla Commissione parlamentare di Vigilanza dove i vertici della Rai hanno ascoltato le domande dei vari parlamentari e in particolare gli attacchi dell'opposizione sugli argomenti di questi ultimi giorni: Tg3, Santoro ed Excalibur. Attacchi «in gran parte strumentali» secondo la maggioranza che vorrebbe seguire il consiglio del presidente del Senato Pera e abbassare i toni, ma sembra impossibile. Landolfi definisce «lunari le polemiche sulle competenze, che sono delimitate da una legge dello Stato», ma si infuria soprattutto sulla storia dello sciopero: «La verità è che una parte della sinistra, non tutta, vuole che a livello internazionale venga fuori l'immagine di un'Italia in grande difficoltà proprio alla vigilia del semestre europeo ... Una paese che mette in discussione la libertà dell'informazione non fa certamente una bella figura, ma non mi pare proprio il nostro caso». Ed è d'accordo con il presidente della Camera Casini quando afferma che a Mediaset c'è più pluralismo? «La Rai per sua stessa natura, essendo controllata dal Parlamento, ha in sé una sorta di autocensura che non c'è a Mediaset, che è un'azienda privata». Il tormentone della sinistra è poi il caso Santoro: «Mi sono scocciato che dal futuro professionale di Michele Santoro dipenda il futuro della democrazia in Italia. In passato ci sono state altre epurazioni e non è successo niente. La vicenda non si potrebbe risolvere come in un'azienda qualsiasi? Come quello dell'avvicendamento dei corrispondenti esteri. In ogni azienda ci sono spostamenti e avvicendamenti. Non capisco per quale motivo solo alla Rai tutto si vive drammaticamente e un dipendente che termina il suo mandato, non si può toccare. E non dimentichiamo che quando sono stati nominati quelli attuali, nessuno si è preoccupato di chiedere perché erano appartenenti ad una sola area politica...». Anche su RaiDue a Milano si è parlato troppo: «Noi non siamo contrari, ma vogliamo sapere se tutto questo rientra in una strategia di rilancio di tutti i centri di produzione», conclude Landolfi. Per mettere la parola fine alle polemiche pretestuose è anche il ministro Gasparri: «A questo punto se si astenessero tutti sarebbe una buona cosa. Santoro fu multato dal centrosinistra perchè in una trasmissione non rispettò la legge sulla par condicio. La sinistra ne ha fatto un suo dominio. È oggi che si reclama una Rai di tutti e non solo della sinistra alcuni si sentono defraudati». L'opposizione su Tg3, Santoro e Berlusconi ha continuato a insistere, mentre Carra, della Margherita, ha bacchettato il presidente Annunziata «che invece di polemizzare dovrebbe occuparsi di rilanciare l'azienda», Franco Giordano, del Prc, ha parlato di un «tentativo di intimidazione dell'informazione che danneggia l'azienda». Giorgio Merlo (Dl), ha invece definito il «trasloco» di Raidue a Milano «secessionismo radiotelevisivo». Più articolato l'intervento di Paolo Gentiloni, Dl: «Il Cda ha la reale percezione della crisi dell'azienda?», ha detto chiedendo, tra l'altro, se i vertici sono favorevoli al reintegro di Santoro, al Dg una opinione sul Tg3, sui conti e sul presidente di garanzia e al presidente se c'è una delibera sui corrispondenti. Oggi la palla torna ad Annunziata e Cattaneo.

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