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I carabinieri proteggeranno gli aiuti umanitari Violante: «Noi voteremo contro». Fini: «Ci siamo assunti la responsabilità di stabilizzare l'area»

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Stamattina, nella conferenza dei capigruppo di Montecitorio, il governo presenterà infatti al Parlamento la richiesta di inviare in Iraq carabinieri ed altri militari per proteggere gli aiuti umanitari quando sarà delineata la pace e di tenere su questo il dibattito in Aula prima della pausa dei lavori per le vacanze di Pasqua. Un dibattito che si preannuncia molto acceso tra maggioranza e opposizione, visto che la missione non sarà sotto l'egida dell'Onu. «Noi non ci opporremo - annuncia il capogruppo Ds alla Camera, Luciano Violante - purché si tratti di un'operazione delle Nazioni Unite e non della continuazione della guerra unilaterale. Dobbiamo spingere perché siano le organizzazioni internazionali a riprendere in mano la situazione». Sulla stessa linea Sergio Cofferati. Per l'ex segretario della Cgil, infatti, «un contingente in Iraq può essere inviato solo per operazioni di pace e sotto l'egida dell'Onu». Un voto contrario ai carabinieri in Iraq lo annunciano anche i Comunisti italiani ed i Verdi. «Nell'Iraq devastato dalla guerra, servono, con urgenza aiuti umanitari, e non altri fucili» dice il capogruppo del Pdci alla Camera, Marco Rizzo. Dal canto suo, Paolo Cento ed il presidente del Sole che Ride annunciano un'«opposizione durissima». Nella Cdl il leader dell'Udc, Marco Follini, non vede problemi, ma anzi auspica l'invio dei militari italiani in Iraq. «La guerra sta finendo - dice - e chi parte oggi non lo fa per scopi di conquista. La presenza di una forza di peacekeeping per ricostruire l'Iraq rientrerebbe in una logica di pace». Auspica una copertura delle Nazioni unite, ma ritiene che si possa comunque procedere con la missione in assenza di questa il vicepremier Gianfranco Fini. «Il primo passo per un intervento umanitario - spiega - è garantire le condizioni perché gli aiuti vengano distribuiti e non saccheggiati. E ciò è possibile solo con la presenza di uomini armati addetti al peacekeeping. Io auspico che l'Onu mostri di avere questa consapevolezza e mi auguro che il Consiglio di sicurezza emani una delibera per autorizzare l'intervento dei caschi blu o avallare la presenza di forze militari di Paesi disponibili al peacekeeping». «Se invece le polemiche e le divisioni scaturite prima del conflitto dovessero riflettersi anche in questa fase all'interno dell'Onu - continua Fini - allora tutti coloro che si sono assunti l'onore e l'onere di liberare il popolo iracheno dovrebbero assumersi anche la responsabilità di stabilizzare l'area. E l'Italia, dopo un voto parlamentare, non potrebbe tirarsi indietro, come ha già fatto in Somalia, in Afghanistan, nei Balcani».

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