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Governo sconfitto da assenti e franchi tiratori La Lega accusa l'Udc, Berlusconi amareggiato e Fini sdrammatizza. Rutelli attacca Casini

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Polemiche velate tra Udc-Lega e dentro Forza Italia, torna lo spettro dei franchi tiratori, assenti eccellenti nelle fila della maggioranza (tra gli altri Previti, Scajola, Pecorella, Carlucci, Sgarbi). E in serata riesplode la polemica: l'Ulivo esce dall'aula e accusa Casini. Una giornata di fuoco a Montecitorio sulla legge Gasparri. Via libera ad un emendamento del centrosinistra per soli otto voti ed è stata stravolta la riforma del sistema radiotelevisivo che oggi avrà il primo sì della Camera. La richiesta di modifica dell'Ulivo, approvato a scrutinio segreto (230 sì contro 222 no) grazie all'assenza di diversi deputati della maggioranza ed ai voti di 17 «franchi tiratori», ha infatti reintrodotto il limite di due sole reti tv per i soggetti privati. Ora, ha affermato il diessino Giuseppe Giulietti primo firmatario dell'emendamento, Berlusconi dovrà vendere una delle sue reti televisive (a rischio Retequattro, come lamenta Emilio Fede che teme pesanti tagli di posti di lavoro). Ma la Cdl non drammatizza. Non è stata una sconfitta politica, ha sostenuto il vice presidente del consiglio Gianfranco Fini, soltanto una «colpevole assenza» di alcuni deputati. Quanto alla comparsa di 17 franchi tiratori, secondo Fini su una maggioranza di alcune centinaia «è fisiologia». Al Senato comunque sarà posto rimedio a questo «incidente» e verrà ripristinato il testo ora modificato. Berlusconi fa sapere: «Non apriamo polemiche e andiamo avanti». La maggioranza, dopo l'incidente, ha tentato di porre rimedio presentando un subemendamento che modificava quello dell'Ulivo approvato poco prima e riportava a tre il limite del possesso consentito delle reti televisive. Ma il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini lo ha ritenuto non ammissibile. L'approvazione dell'emendamento dell'Ulivo ha provocato polemiche tra maggioranza ed opposizione ed anche all'interno della Casa delle Libertà. Il Centrosinistra ha sostenuto che la legge Gasparri provoca forti contrasti nella maggioranza perchè , ha affermato Piero Fassino, c'è qualcuno che non vuole accettare le «imposizioni» di Berlusconi sul mercato televisivo. Il capogruppo della Lega Alessandro Cè ha accusato esplicitamente un partito della maggioranza, l'Udc, di «non avere a cuore» i progetti del Centrodestra. E di «lavorare in senso trasversale per interessi che obbediscono non tanto a logiche programmatiche quanto a logiche di potere». «Ho l'impressione», ha concluso, «che questo trasversalismo arrivi all'Udc». Rocco Bottiglione nega: «Se noi vogliamo dire no, lo diciamo a viso aperto». A suo parere si è trattato di un «infortunio che può capitare», perchè su tante votazioni un incidente si può verificare. E il relatore Paolo Romani (FI) tra il serio e il faceto annuncia vendette nei riguardi degli assenti al momento di riconsiderare le prossime candidature. L'Ulivo canta vittoria. Per Francesco Rutelli si è trattato del «più importante successo parlamentare dell'opposizione dall'inizio della legislatura». Ma il ministro per le Comunicazioni Maurizio Gasparri non dispera: «la legge prosegue il suo iter e poi ci sarà il "secondo tempo" al Senato». Ha sottolineato di ritenere questo provvedimento «una buona legge», ed ha evitato di commentare i voti dei «franchi tiratori» che hanno permesso l'approvazione dell'emendamento dell'Ulivo. In serata, nuova polemica. La maggioranza approva un emendamento di An che cambia il quorum per la ratifica, in commissione di vigilanza, del presidente del Cda della Rai anche se dalla terza votazione. Un emendamento osteggiato dalla opposizione che parlato apertamente di «truffa». Rutelli attacca Casini: «Comportamento inadeguato». Replica secca: «Sono critiche che non mi toccano».

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