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Riforma giustizia, Anm preoccupata

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Il testo governativo è aperto a miglioramenti ma non a stravolgimenti

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Mercoledì prossimo, alle 10, al ministero della Giustizia i vertici del «sindacato delle toghe» vedranno il ministro Roberto Castelli. In serata poi, alle 21, l'associazione che rappresenta gli 8.000 magistrati sarà ascoltata dalla commissione Giustizia del Senato, che già da qualche giorno è alle prese con il maxi-emendamento alla proposta di riforma iniziale, approvato tre settimane fa dal Consiglio dei ministri. I margini per arrivare ad un compromesso fra governo e magistrati sono stretti. L'Anm considera il nuovo testo elaborato dagli esperti della Cdl e fatto proprio dal governo «perfino peggiorativo» di quello iniziale, perché h a un'impostazione che «tende ad erodere e svuotare i poteri ed il ruolo che la Costituzione affida al Csm sotto profili essenziali come la formazione dei magistrati, la nomina dei dirigenti, l'assegnazione dei magistrati alle diverse funzioni, gli strumenti di tutela della credibilità della magistratura». Quindi, l'associazione dei magistrati esprime «viva preoccupazione» per le scelte compiute dall'esecutivo. Quest'ultimo, attraverso il ministro della Giustizia Roberto Castelli, fa dal canto suo sapere che la proposta è aperta a «miglioramenti, ma non a stravolgimenti». L'Anm comunque tiene a far sapere che l'incontro di mercoledì non va interpretato come l'inizio di una trattativa. «Illustreremo le nostre proposte sulla valutazione della professionalità dei magistrati e le osservazioni sul maxi-emendamento contenute nel documento approvato dal comitato direttivo centrale», si limita ad anticipare il leader dell'Anm Bruti Liberati. Va rilevato infine che l'Anm in un documento elaborato al termine di una serie di seminari propone un nuovo «sistema di valutazione della professionalità dei magistrati». Prevederebbe verifiche del lavoro dei magistrati stessi «ogni 4-5 anni» e «rimedi» in caso di «valutazioni negative», comprese «ripercussioni» sugli aumenti di stipendio. Le valutazioni di «idoneità» inoltre dovrebbero essere «più approfondite e rigorose» nel passaggio da una funzione all'altra, per il quale devono essere previsti anche «corsi obbligatori». La nuova versione del progetto del governo di riforma dell'ordinamento giudiziario, peraltro, è da qualche giorno anche sotto la lente del Csm: la commissione Riforma dell'organo di autogoverno della magistratura ha cominciato ad esaminare il maxi-emendamento al ddl, sul quale fornirà al ministro le proprie osservazioni «tecniche».

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