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Quarto Grado, “Sarah e Sabrina come sorelle”. Michele Misseri dice tutto

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Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi, la 14enne uccisa il 26 agosto 2010, condannato a 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove è tornato in libertà e si racconta a Quarto Grado, il programma di Rete4 condotto da Gianluigi Nuzzi. Beneficiando di una riduzione detentiva di 696 giorni, l’uomo è stato scarcerato ed è tornato ad Avetrana, confidandosi con la trasmissione Mediaset sulla storia del delitto: “Sono un po’ stressato, per tutta questa pressione mediatica. È una cosa che non dimentico mai. Questi minuti da uomo libero non mi fanno nessun effetto. Uscire dopo sette anni non è facile, specialmente perché ci sono due innocenti in carcere e io, colpevole, invece sono fuori. Hanno sempre detto che ero innocente, se fossi stato davvero innocente, Sarah sarebbe ancora qui, in mezzo a noi, a sorridere”.

 

 

Misseri è un fiume in piena: “Durante questi anni ho pregato per Sarah e Sabrina, ma soprattutto per Sarah, perché sono stato io a ucciderla e nessuno mi ha mai creduto. Ho frequentato la scuola, ho preso il diploma di terza media, perché avevo la quinta elementare. E poi, per anni, ho fatto volontariato alla Caritas, più di qualcuno l’ho aiutato di tasca mia, specialmente stranieri che mi hanno anche voluto bene. Poi ho fatto il corso da falegname, con ottimi voti, sono stato il primo del corso. E poi ho imparato anche un po’ l’italiano, perché prima parlavo solo in dialetto. Ora mi accusano di parlare in italiano, come la fai, la sbagli. Io non mi sento libero. Mia moglie e mia figlia pensano di essere in carcere per colpa mia. E poi ci sono stati tutti quei falsi testimoni… Ma quel pomeriggio non c’era nessuno. Sono usciti dopo, come formiche. Mi rendo conto - prosegue ‘Zio’ Michele - di essere un assassino, ma mai avrei potuto immaginare che una cosa del genere succedesse a me. Non volevo nemmeno vivere, mi volevo avvelenare ma poi non l’ho fatto perché se lo avessi fatto, non avrebbero più ritrovato Sarah. La prima volta che l’ho sognata è stato proprio quel giorno, mi diceva ‘Zio, ho freddo’. La mattina dopo dovevo andare al lavoro, ma non sono andato. Sono andato al pozzo, ho preso una corda, volevo scendere giù per tirarla fuori, ma non sono riuscito a entrare, era troppo stretto. Poi l’ho sognata un’altra volta, ero in metropolitana, in Germania la chiamavo e lei correva senza fermarsi. Poi l’ho sognata in chiesa piangeva, sembrava reale, era vestita come quel giorno. Non credo la sognerò da grande, forse in quei sogni voleva dirmi che mi aveva perdonato. Sono le altre, che non mi hanno perdonato”.

 

 

“Mi dispiace non averle fatto gli auguri per il compleanno… Nemmeno a Valentina. Ero troppo frastornato… Pensavo a cosa mi sarebbe successo una volta fuori - dice Misseri rivolgendosi a Sabrina -. La mia carcerazione inizia adesso, perché penso a voi, io, colpevole, fuori, voi, innocenti, in carcere. Ma la mia battaglia andrà avanti, magari non mi crederà nessuno. Dio mi ha perdonato, voi non lo so. Ma ora, per l’ultima volta, vi chiedo di perdonarmi. Ho distrutto tutto il mio mondo… purtroppo ho detto tante bugie e mi rendo conto di aver sbagliato. Non sapevo che Sarah non aveva soldi sul telefonino… quel giorno ero arrabbiato. La storia la sapete, l’ho raccontata tante volte. Se volete credermi ok, se non volete credermi, va bene uguale. Tanto la mia prigionia inizia adesso, che sono fuori. Dentro stavo molto meglio rispetto ad adesso. Mi vergogno di andare ovunque, ho fatto la spesa dal carcere, per portatemela a casa. Non ho nemmeno il coraggio di venirvi a trovare. Non so se mi accetterete, ma se lo farete ve lo dirò in faccia, perdonatemi, una volta per sempre. Vi ho scritto e continuerò a scrivervi. Mi piacerebbe ricevere solo una volta una lettera o una cartolina”. E poi un messaggio alla moglie, anche lei in carcere: “Cosima, tu lo sai, io non ti ho mai messo in mezzo. Gli altri l’hanno fatto. Non ti ho mai nominata, perché non c’entravi niente… Così come non c’entrava niente Sabrina. Perché non mi vuoi perdonare? Ti ho sempre scritto, so che ce l’hai con me. In quel periodo non stavamo tanto bene, io russavo, non ti facevo dormire e dovevi svegliarti presto per andare a lavorare nei campi, sotto il sole. Poi hanno detto che quel giorno Cosima ha soccorso Sarah, con la macchina. Perché Sabrina non è scesa? Sarah era veloce quando camminava… Cosima non avrebbe mai potuto soccorrerla, era troppo più lenta. Sono state dette un sacco di menzogne, altro che le mie! Menzogne su menzogne, Sarah e Sabrina erano come sorelle”.

 

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