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Stasera Italia, la verità di Sallusti su Giorgio Napolitano

Luca De Lellis
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Giorgio Napolitano e Alessandro Sallusti hanno condotto due vite agli antipodi. L’uno (il direttore de Il Giornale) a giudicare l’operato dell’altro (l’ex Presidente della Repubblica). Ma in un preciso frangente le rispettive storie si sono incrociate. Era il 20 dicembre di 11 anni fa quando Napolitano presentava la grazia per commutare la pena detentiva del direttore per diffamazione in pena pecuniaria. Nel giorno della morte dell’ormai 98enne ex Capo di Stato, intervenuto a Stasera Italia, trasmissione in onda su Rete 4, Sallusti ha ricordato a modo suo il defunto, definendola una “figura molto complessa, per la quale però le ombre prevalgono sulle luci”. Insomma, l’ospite del conduttore Nicola Porro riconosce lo spessore politico di Napolitano ma non ne ha condiviso diverse scelte operate nel corso della sua carriera.

 

 

 

 

Come quando era al Quirinale, nel suo ultimo scorcio da Presidente della Repubblica e, parola di Sallusti, “sono stato testimone oculare di come abbia interferito pesantemente nella vita politica italiana, entrando in campo di persona per far cadere l’ultimo governo Berlusconi". Il direttore de "Il Giornale" prosegue nel racconto del retroscena: “Ci sono testimonianze dirette di come Napolitano appoggiò la scissione di Gianfranco Fini (che decretò la fine del Popolo della Libertà, ndr), nonché quella del governo presieduto dal Cavaliere”. Addirittura, rivela Sallusti che frequentava spesso Arcore, in quel periodo “Berlusconi si sentiva angosciato dal fatto che Napolitano pressasse alcuni suoi parlamentari per spingerli a uscire dalla maggioranza, cosa che poi avvenne”. Il piano di Napolitano era chiaro perché, spiega l’ospite, “intanto parlava con Mario Monti e Corrado Passera quando ancora c’era una persona che godeva della maggioranza parlamentare”. A novembre 2011, poi, l’inevitabile epilogo, con Berlusconi che sopraffatto dalla crisi economica e dallo spread, giunto alle stelle, dovette rassegnare le sue dimissioni spianando la strada al governo tecnico di Monti. Ormai acqua passata ma le vecchie ruggini riaffiorano nel giorno della scomparsa di una figura controversa come Giorgio Napolitano.

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