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Messi o Maradona? Ferrara seppellisce Leo: “Imparagonabili, come viveva Diego…”

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Meglio Lionel Messi o Diego Armando Maradona? Subito dopo la vittoria dei Mondiali si è di nuovo scatenata la discussione su chi sia il miglior giocatore della storia del calcio e simboli dell’Argentina. Anche Giuliano Ferrara si è espresso sulla questione in un articolo apparso su Il Foglio, in cui ha sottolineato una “radicale differenza” tra i due numeri dieci della nazionale sudamericana. “Diego - scrive il giornalista - è incomponibile con Leo, non so se per come giocava, questo lo lascio agli esperti, certo per come viveva, per come era, per quanto rappresentava al cospetto delle passioni. Cocaina, lealtà verso gli amici criminali, sesso estremo e variamente figliante, familismo un po’ turpe della Tota (e di mamma, per fortuna, ce n’è una sola), caudillismo e poveraccismo erano il suo stigma; Messi vincitore, con l’aiuto del suo immenso talento e di una imperscrutabile fortuna, senza bisogno della mano de Diós, ha indossato una veste regale donatagli da al Thani l’Emiro, sotto gli occhi esterrefatti dei maradoniani Castro e Che Guevara dal cielo, e ha sollevato una coppa che sa di denaro, di buoni investimenti, di ragazzini legali, i suoi propri, di allenamenti disciplinati, di professionismo antipopulista, di familismo ordinario, banalmente conformista, non di campetto fangoso”. 

 

 

Ferrara, per evidenziare la differenza tra i due grandi campioni calcistici, ha tirato fuori il nome del regista Emir Kusturica, autore del documentario su Maradona pubblicato nel 2008: “Faticherebbe a girare anche solo un fotogramma della vita di Leo, lui che ha celebrato vita e morte di Diego in un magnifico, opulento, immoralità documentario biografico del grandissimo eroe nero che le folle hanno adorato e adorano fino a accettare nell’oblio il suo erede così perbene. L’altare di Maradona però resta cristico, un luogo di dolore e di trasfigurazione del male in bene e viceversa, mentre il palco di Messi è laica rappresentazione di una sfilza di successi sportivi, niente di più ovvio e disincantato. La questione - chiosa Ferrara sul quotidiano - non è scegliere l’idolo giusto, gli idoli sono loro a scegliere gli idolatri”.

 

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