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Maria Elena Boschi oggi tra politica, gossip e cervello fino

Claudio Querques
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Una vita tra politica e gossip. Ministra a soli 34 anni e due anni dopo sottosegretaria alla presidenza di Palazzo Chigi basta e avanza per suscitare invidie, gelosie e insinuazioni. Lei, e in dissolvenza uno stuolo di paparazzi che la segue ovunque. Lei, capogruppo alla Camera di Italia Viva, ed ecco la prima copertina di Chi. Ti batti per inasprire la pena agli stalker - è capitato anche a te - e Playboy ti dedica una rubrica sul Potere dei tacchi a spillo. E tu che fai? Vai da «Verissimo» a raccontare la tua storia d'amore.

La messa a fuoco è da rivedere. L'algoritmo per il quale se nella stringa di Google digiti Maria Elena Boschi c'è sempre il rischio che ti escano prima le effusioni con il fidanzato-attore (Giulio Berruti) e poi il resto: l'adolescenza a Montevarchi, un paesino toscano di 1200 anime; il nonno contadino; gli studi da secchionissima; la laurea in Giurisprudenza a Firenze - 110 e lode - ; gli esordi dalemiani; l'amicizia con Francesco Bonifazi; il volontariato alla Leopolda; la stagione del Rottamatore, le primarie del 2012 e la campagna elettorale per l'ex sindaco di Firenze Matteo Renzi. È la legge del gossip: A certi titoli - «Voglio 3 figli e una famiglia...»; «Lui non ha dimenticato la sua ex, si sposeranno?» - ci fai il callo e te ne fai una ragione. Ma c'è un trattamento persino peggiore che la dura lex dell'effimero rosa può riservarti: finire nel dimenticatoio, esser messa da parte. Specie se nei sondaggi il tuo partito è dato in picchiata eil tuo leader ha abbassato la cresta accettando una forma di sottomissione pur di abbracciare il magnifico ego-mondo di Carlo Calenda. In principio il disegno era chiaro.

La missione della diaspora dem prevedeva l'implosione del Pd, abbattere e quel che restava di Zingaretti, farlo naufragare nella scialuppa del guru Bettini, rompere il devastante connubio Conte-grillini. Operazione riuscita a metà. Quarantasette parlamentari, compresa ovviamente la Boschi, lasciarono il Nazareno ma il Pd è sempre lì che vegeta insieme ad Enrico Letta.

Non altrettanto può dirsi di Italia viva appesa al quorum previsto dal «tuo» Rosatellum. Che Maria Elena Boschi sia una bellissima donna è sotto gli occhi di tutti. Nel 2015 la inseguirono sulla spiaggia della Versilia e lei sorridente si mostrò in bikini. Sfilò sul red carpet a Venezia in abito da sera insieme al fratello. Una star. La ministra-sexy del primo e ultimo governo Renzi. Ma chi all'inizio aveva classificato la sua presenza a Palazzo Chigi, dal 2016 al 2018 nel governo Gentiloni, sotto la voce «raccomandate» dovrà ricredersi.

Per chi ha la memoria corta suggeriamo la visione su YouTube del suo discorso alla Camera il 18 dicembre del 2015. Le opposizioni avevano presentato una mozione di sfiducia per farla dimettere da ministro. Le contestavano un presunto conflitto di interesse per le vicende che avevano coinvolto suo padre, membro del Cda di Banca Etruria. Lei parlò a braccio, senza tradire un filo di emozione e demolì punto per punto le accuse. Pronunciò parole che qualsiasi padre vorrebbe sentirsi dire. Figuriamoci il suo, Pier Luigi Boschi, che poi fu assolto insieme agli altri 13 imputati. Dimostrò, semmai ve ne fosse bisogno, di non essere arrivata in Parlamento per caso. Erano i giorni in cui dai banchi grillini le pioveva addosso di tutto. Per non dire degli haters che le diedero della cortigiana, paracadutata, minus habens. Un linciaggio che in confronto la Fornero era stata trattata con i guanti bianchi.

«Sono oggetto dell'odio dei leoni da tastiera da anni», si sfogò lei, che poi sarebbe finita di nuovo sotto i riflettori per l'inchiesta sui fondi alla Fondazione Open. Se Alessandro Di Battista avesse accettato la proposta di fare il ministro a lei le avrebbero dato il posto dell'Azzolina al ministero di viale Trastevere. Ma Dibba rifiutò e lei ha continuato fino a ieri a fare la capogruppo. Esilaranti i suoi battibecchi in tv con Lilli Gruber a Otto e Mezzo. La polemica sulla mascherina abbassata, le continue interruzioni della conduttrice altoatesina che non l'ha mai avuta in simpatia. Altro epico tamponamento fu quello con la moglie di Beppe Grillo. Parvin Tadjk, per difendere suo figlio Ciro accusato di violenza sessuale, rispose piccata al video in cui la Boschi attaccava il marito ex comico. Che certe cose insomma Maria Elena se le sia legate al dito è del tutto evidente. Rancori che riaffiorano, veleni ancora in circolo.

E anche ora, che Mario Draghi è il suo Mao-Zedong e Calenda è diventato un alleato prezioso, il rischio di collisione rimane. Chiarita la questione del simbolo e definita la spartizione dei seggi uninominali, resterà da capire chi sarà la capogruppo della nuova formazione politica. Con ben quattro candidate in campo: Maria Elena Boschi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e la spezzina Raffaella Paita, la presidente della commissione Trasporti e telecomuncazioni, attivissima sui social che potrebbe sparigliare e mettere d'accordo tutti. Intanto però per tornare in Parlamento bisognerà essere eletti. Paparazzi e gossippari permettendo. 

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