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Otto e mezzo, la previsione di Paolo Mieli su M5S e Conte. Lilli Gruber salta dalla sedia

Giada Oricchio
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“Conte dovrebbe uscire dal governo e appoggiarlo da fuori”. Paolo Mieli, storico ed ex direttore del Corriere della Sera, suggerisce a Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, la soluzione per risolvere la diarchia intestina con Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, e recuperare credibilità davanti agli elettori.

Durante la puntata del talk "Otto e Mezzo" su La7, venerdì 17 giugno, la conduttrice Lilli Gruber ha fatto notare che i pentastellati sembrano aver perso la capacità di parlare alla pancia del Paese, troppo concentrati sulla lite furibonda tra Conte e Di Maio. Alla domanda se arriverà la scissione, Mieli ha risposto piatto: “No, se Conte farà quello che dovrebbe fare cioè togliere i 5 Stelle dal governo Draghi lasciandolo però in maggioranza”.

Gruber e Padellaro sono saltati sulla sedia: “Ma così l’esecutivo cade!” e il sofisticato Mieli: “Ma noo, lo fece anche Berlusconi con il governo Letta che non cadde. Sul famoso governo del 2013, quando lo condannarono, Berlusconi uscì e diede appoggio esterno. I governi non cadono se si vuole”.

Secondo il giornalista, Giuseppe Conte dovrebbe passare in un campo, continuare a votare il governo lasciando la maggioranza e un ministro. Quale? Di Maio perché con una crisi internazionale il titolare della Farnesina non si cambia. Come già accaduto con il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la pandemia. Paolo Mieli ha chiosato: “Se Conte seguisse la via di una semi opposizione può avere dei risultati nelle urne”.

Un’ipotesi irrealizzabile secondo Antonio Padellaro: “Draghi non è Fanfani, nel momento in cui Conte dice ‘usciamo dal governo, ma restiamo nella maggioranza’, saluta e se ne va”, “Eh va beh, si andrà a votare a ottobre, pazienza, tanto i vitalizi ormai li hanno presi” ha replicato Mieli. Il consiglio di Padellaro al movimento fondato da Grillo è quello di comportarsi con senso di responsabilità e ha ricordato che c’è un altro problema per i 5 Stelle: il limite dei due mandati in base al quale lo stesso Di Maio non potrebbe candidarsi alla prossima tornata elettorale. Levarlo o no? Mieli ha tuonato: “Se lo cambiassero, sarebbe un’onta, una vergogna, tutti li prenderebbero in giro, devono mantenerlo per forza. In caso contrario, farebbero una figura di palta”.

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