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L'Aria Che Tira, "non ti rispondo" "sei un cafone"Sul caso Renzi i giornalisti Maria Teresa Meli e Barbacetto si insultano

Giada Oricchio
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“Non sei un pubblico ministero”, “E te sei un cafone”. Tele rissa da annali tra Giovanni Barbacetto e Maria Teresa Meli a “L’Aria che Tira”. Nel corso della diretta del programma del mattino di LA7, venerdì 18 febbraio, Myrta Merlino approfondisce l’utilità della pubblicazione da parte di alcuni quotidiano della lettera di Tiziano Renzi (acquisita agli atti del processo per bancarotta fraudolenta che vede imputati i genitori del leader di Italia Viva) al figlio Matteo in cui definisce Bianchi, Bonifazi e Boschi “la banda Bassotti che ha lucrato alle sue spalle”.

Il giornalista de Il Fatto Quotidiano ha difeso la scelta di pubblicare la missiva: “Se hai una lettera che racconta il clima tra padre e figlio e il figlio è il personaggio pubblico più rilevante del momento è una cosa importante. Se ti auto dai della banda Bassotti, nota per la non cristallina onestà…”, la collega del Corriere della Sera però lo interrompe provando a sottolineare un’incongruenza: “Ah se Renzi padre dà della banda Bassotti dice il vero, se dice che il figlio è innocente dice il falso… mi piace come lavorate voi de Il Fatto, mi piace da impazzire…”.

Barbacetto scuote la testa e replica che un conto sono le affermazioni pubbliche e un conto sono le ammissioni private, anzi “segrete”, di essere la banda Bassotti: “Si chiama confessione! Certo che è rilevante! Ha detto che sono una banda di persone che usano la politica per fare gli affari propri per motivi di potere”. L’analisi non è condivisa da Meli: “E’ una considerazione che non fa sul figlio, ma sulle persone intorno, dov’è la confessione?” e Barbacetto perde le staffe: “Io sono stufo di avere i difensori d’ufficio, non voglio rispondere alle domande del pubblico ministero Meli, va bene?! Io non rispondo a te! Se vuoi fare l’avvocato difensore di Renzi…”.

Lo scazzo sale di intensità, i decibel si impennano, le voci si sovrappongono e Meli urla: “Hai detto cose becere, quale confessione! Io mi inalbero davanti a queste cose. E chiedo il pm che ha inviato a giudizio Renzi è lo stesso dell’inchiesta su Rossi? Quello che non si ricordava di essere stato nel vicolo?!”, “E allora c’è un grande complotto” dice Barbacetto chiudendo il round. Il primo perché poco dopo lo scontro si infiamma di nuovo in merito alla denuncia di Renzi contro i suoi magistrati.

Il giornalista de Il Fatto parla di “atteggiamenti da bulli” e la collega parte lancia in resta: “Ma chi sono questi bulli? Se questa inchiesta finirà nel nulla, come io credo, ci rivedremo e mi risponderai, mai visto un’inchiesta fatta su bonifici, puoi continuare a dire che non mi vuoi parlare, voi de Il Fatto battete la grancassa delle inchieste che spesso finiscono nel nulla. La verità è che siamo un paese di guardoni e amiamo sputtanare la gente”. Barbacetto riesce a mettere il sigillo finale al confronto al fulmicotone: “Volete la giustizia a due velocità: molto rapida, potente e inflessibili per i poveretti, nuda e silenziosa verso i potenti”.

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