
Cerno: autoreferendum, l'ultima follia Pd da 140 milioni

Ne avevamo viste tante. In politica nulla è impossibile. Nemmeno che un partito promuova e poi vari la riforma del lavoro a tutti nota come Jobs Act sotto il governo di Matteo Renzi e contro il parere della Cgil e si ritrovi anni dopo a promuovere un referendum per cancellare la propria legge, per obbedire a quella Cgil che aveva sfidato. In pratica un autoreferendum che diventa a spese degli italiani (ci costa almeno 140 milioni di euro) la prova di un meccanismo Sisifo che diventa una vera e propria follia.
JobsAct, l'amarezza di Renzi per gli ex compagni traditori. Ed è scontro con Landini
Già nella Seconda repubblica il governo di destra faceva e quello di sinistra disfaceva, o viceversa. Adesso siamo al colmo che è lo stesso partito, il Pd di Elly Schlein, che prima fa e poi disfa la stessa riforma. Non l’aggiorna con una proposta di legge, non la riforma in Parlamento, ma si rivolge agli italiani come a dire: «Siccome siamo così fessi che per obbedire al nostro capo abbiamo votato una legge, adesso per obbedire al nuovo capo l’abroghiamo». Ciliegina sulla torta di compleanno dell’ipocrisia politica italiana il fatto che in Parlamento, nelle file del Pd, siedano molti big che materialmente votarono e promossero pubblicamente il Jobs Act e oggi con la faccia di bronzo fanno finta di no.
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