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Conclave e caso Becciu, le mie scuse al romanziere Dan Brown

Tommaso Cerno
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Quando nel lontano 2003, sotto il pontificato che mi sembrava perenne di Giovanni Paolo II, cominciai a leggere Il Codice da Vinci che rese famoso nel mondo Dan Brown, come tutti gli italiani un po’ «saputi» ricordo che commentai: «La solita americanata, bella ma lontana dalla realtà del Vaticano». A distanza di 22 anni e alla vigilia del Conclave che sceglierà il successore di Pietro ma soprattutto di Francesco devo chiedere scusa al celebre romanziere americano.

 

Leggendo i dossier del caso Becciu, studiando i protagonisti degli scandali di Vatileaks, fra tentati omicidi nei sacri palazzi e video rubati che finiscono all’orecchio di Sua Santità, devo ammettere che la realtà supera perfino la più fantasiosa delle fantasie. E soprattutto ha poco, almeno finora, di mistico. Quando invece il professor Langdon era capace di trasmettere almeno la verticalità nel rapporto fra uomo e divino. A pochi giorni dalla Sistina, fra la rinuncia (ancora non formalizzata) del cardinale Becciu al Conclave e i nuovi dettagli sul caso che ha sconvolto la Chiesa, forse il meglio non l’abbiamo ancora visto.

 

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