
Meloni-Trump, l'importanza di quel colloquio riservato

Poteva essere una passerella pubblica, e certo lo è stata, della premier europea più amata d’America, Giorgia Meloni. Poteva essere un Trump spumeggiante, prodigo di complimenti, e certo lo è stato, nell’idea di un protocollo millimetrico che mostrasse al mondo che oggi l’Italia è il Paese più forte dell’Ue nel rapporto strategico con gli Stati Uniti d’America.
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Avremmo fatto la nostra bella figura, accolto poi Vance in Italia, e via discutendo. Ma la vera forza di Meloni negli Usa è stato il colloquio riservato, a porte chiuse nella Sala Ovale, con Trump. Perché Meloni lì dentro ha discusso di una strategia comune da attuare, in nome e su mandato di Ursula von der Leyen, fuori dalle telecamere come è giusto che fosse. E di quel colloquio riferirà solo alla presidente della Commissione europea. Perché al di là delle dichiarazioni di stima e rispetto, al di là delle simpatie e delle convergenze politiche, questo era davvero la prova generale di una trattativa Usa-Ue che dovrà avvenire fra Washington e Bruxelles. E Meloni l’ha portata a termine senza sbavature.
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