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Qualcuno non ha capito un dazio

Tommaso Cerno
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Nelle more del surreale dibattito italiano, dove la sinistra racconta quella dell’orso e spiega al mondo cosa dovrebbe fare Donald Trump e quanto sono idioti tutti gli americani che l’hanno votato e chiunque anche solo osi immaginare che la Casa Bianca abbia una qualsivoglia strategia per smuovere questo Occidente impoverito e immobile, l’ultima trovata è quella del premier socialista spagnolo. Andare in Cina a trattare mentre Giorgia Meloni è attesa a Washington. Perché qualcuno non ha capito un dazio di questa storia.

 

 

La questione al centro del complesso scacchiere diplomatico in corso 24 ore su 24 fra Usa e Ue riguarda proprio il ruolo della Cina nella «conquista» del Nord Africa e delle infrastrutture strategiche europee. Un destino segnato se l’America, non ritrovando più un alleato serio nei 27, scegliesse il disimpegno da quelle aree. I dazi sono solo la scenografia roboante di una trattativa che si incastra perfettamente anche con il tavolo di trattativa fra Mosca e Kiev. Tavolo che non a caso va a singhiozzo in sintonia con le Borse. Partner della partita Giappone e India. Citofonare Tajani.

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