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La lezione di Trump e Grillo alla sinistra

Tommaso Cerno
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Ricordo che qualche anno fa dissi in Parlamento che il Pd aveva come traiettoria naturale costruire la sesta stella di Grillo. Mi hanno chiamato fascista in aula da piddini che poche settimane dopo entrarono da ministri proprio nel governo giallorosso che fin lì detestavano. Non sono mai stato un veggente né una fattucchiera ma mi era chiara la sottocultura che come un fiume di risorgiva scorreva nelle vene politiche di una sinistra che aveva ambito con Renzi a un restyling liberale e che aveva fallito per mancanza di dna.

 

 

Sono convinto che quella cultura stia altrove e che oggi i contendenti siano illusi. Perché se il partito di Giorgia Meloni nei sondaggi è così alto significa che gli italiani non guardano da dove arrivi un treno ma piuttosto dove sta andando. E la sortita di Grillo a Roma ieri ci mostra che la direzione del viaggio che la sinistra ha intrapreso in questa legislatura non va da quella parte. E che ha bisogno di nemici per sembrare unitaria. Il nemico per eccellenza Benito Mussolini è stato un colpo a salve. Vedo l’ex intellighenzia di sinistra sbracciarsi per nuotare verso un Novecento morto e sepolto. Ma la provvidenza gliha portato Trump. E forse proprio grazie ai suoi oppositori si sta rivelando migliore del previsto. Basta questo per dirgli grazie. Aldilà di come là si pensi.

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