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Divieto di social, la sfida del liberale Calenda

Alessandro Usai
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Levategli i social. È il grido di battaglia del segretario di Azione, Carlo Calenda, che lancia una crociata. No, non rivolta ai politici che troppo spesso ne abusano volendo commentare compulsivamente tutto lo scibile dell’universo, quando peraltro nessuno glielo ha chiesto. No, magari. Sarebbe anche una battaglia per certi versi condivisibile. Che bello sarebbe non essere più sommersi da slogan e commenti del politico di professione che ci delizia del suo imperdibile punto di vista su ogni fatto del giorno. Quanti selfie in meno, frasi di circostanza, banalità, provocazioni di turno ci potremmo risparmiare. E invece no. Calenda non rinuncia a Twitter, la sua arma preferita. Giammai. No, il segretario di Azione mette nel mirino i giovani e vuole presentare una proposta di legge che mira a regolamentare l’accesso dei minori ai social media. Ispirandosi al modello francese, l’intento è quello di proibire l’uso dei social ai minori di 13 anni. Non solo. Dai 13 ai 15 anni l’idea è quella di prevedere una autorizzazione dei genitori per poter usufruire dei canali digitali.

 

 

Prove di oscurantismo? Per carità, limitare l’uso dei social avrebbe anche un senso educativo ma stona per un liberale indicare la via del proibizionismo per trovare una soluzione. Come si fa? Togliamo i telefonini ai ragazzi? Mettiamo dei blocchi ad alcune applicazioni? Impediamo di condividere dei video? Prevediamo un numero limitato di accessi? Sarebbero regole perfette da applicare al mondo della politica, in effetti. Ma non è questo il punto. I politici hanno più di 13 anni, almeno per l’anagrafe, quindi possono fare liberamente i ragazzini sui social. Calenda ha in mente altro: una proposta che punta a proteggere i minori dall’esposizione precoce e spesso pericolosa ai social media, contesto in cui possono emergere problemi legati alla privacy, alla sicurezza dei dati personali e all’esposizione a contenuti inappropriati. Tema interessante anche se stride un po’ con l’azione di Calenda, star indiscussa di alcune piattaforme. Imperdibili i suoi taglienti commenti ai follower, le sue frecciate a Renzi, i suoi duetti con il comico Luca Bizzarri che ha tentato inutilmente in passato di reinderizzarlo verso più miti consigli.

 

 

Niente da fare. Calenda si è sintonizzato sulla Francia e vuole portare in Italia il modello Macron. Così segue la proposta centrista del gruppo Horizons: istituire un patentino per i ragazzi con il consenso dei genitori. Una specie di pass, stavolta digitale, che consente di poter navigare senza limiti, cercando di regolare un mondo che non ha regole. L’idea di Calenda è che l’uso dei social e delle app di messaggistica deve passare da un’autorizzazione formale dei genitori. Come una giustificazione a scuola. Del resto, anche TikTok viene messo al bando da numerose istituzioni, dalla Commissione europea all’Europarlamento, dal governo Usa a quello canadese. Riuscirà Calenda in questa battaglia oppure saranno i giovani a spuntarla, aggirando gli ostacoli nel mondo digitale? Senza offesa, probabilmente la seconda.

 

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