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Ecologismo ideologico della sinistra pagato dai cittadini

Stefano Cianciotta
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Mancano 14 mesi alle elezioni europee ma alcuni dei temi sui quali saranno chiamati ad esprimersi i cittadini si stanno già delineando. In Europa come in Italia. E nel nostro Paese incarnano perfettamente le due leadership che per la prima volta nella storia politica italiana vedono contrapposte due donne, Giorgia Meloni ed Elly Schlein. L’ecologismo è una delle parole simbolo dell’identità della nuova sinistra di Schlein.

Concepita sul solco dell’impostazione ideologica della sinistra che governa in Europa, l’idea di transizione ecologica pesante sostenuta a Bruxelles dal commissario Timmermans e in Italia da Schlein, si sta scontrando con la realtà della vita quotidiana, sulla quale agiscono dopo gli anni duri del Covid i cambiamenti geopolitici in atto e la lievitazione dei costi che ogni giorno sopportano imprese e famiglie. Quel modello di ecologismo sta chiedendo all’Europa un’accelerazione significativa sulla decarbonizzazione, che soprattutto i ceti medi e quelli meno abbienti della popolazione stanno interpretando alla stregua di misure punitive e impositive.

La direttiva comunitaria sull’efficientamento energetico degli immobili, lo stop alle autovetture a motore endotermico dal 2035, la sopravvalutazione delle rinnovabili (gravate peraltro da procedure autorizzative monstre) come unica soluzione per uscire dalla crisi dell’energia anche a discapito del nucleare di quarta generazione, le tasse sulla plastica e sul carbonio, sono tutte iniziative influenzate dal diktat ideologico del movimento ecologista ed ambientalista, destinate a produrre un inevitabile impatto sulle abitudini di vita dei cittadini.

Oltre a determinare un forte ridimensionamento degli investimenti sulla ricerca industriale europea, a vantaggio dei competitors statunitensi e cinesi. La transizione verso un’economia sostenibile basata sulla tutela dell’ambiente è soprattutto una sfida culturale, ma non può avvenire senza il consenso dei cittadini e delle imprese, con tempi e modalità così rigide. I limiti e le difficoltà di scelte così radicali, per nulla pragmatiche, possono tradursi in pesanti costi sociali, soprattutto per i ceti più disagiati che guardano al futuro con maggiore incertezza per l’esplosione del fenomeno inflattivo e dell’aumento dei tassi di interesse.

La differenza di impostazione sui temi dell’energia tra Meloni e Schlein la si registra anche sulle questioni che hanno una ricaduta immediata sui territori, come nel caso delle estrazioni di idrocarburi in Adriatico, (Italia Viva ed Azione sono per il si), o delle infrastrutture di trasporto del gas, a cominciare dal gasdotto della Linea Adriatica, indispensabile per trasferire oggi il gas e probabilmente domani l’idrogeno dalle regioni del Sud dell’Italia al Nord.

Queste infrastrutture, unitamente agli investimenti di Terna, sono fondamentali per trasformare il nostro Paese nel più importante hub energetico europeo, tema sul quale il presidente del consiglio sta investendo le principali risorse della sua esperienza a Palazzo Chigi.

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